Motti di spirito di Benedetto XIV. 31 come l’uditore .e ,il segretario dei memoriali venivano ricevuti appena la sera, dopo di che il Papa, proprio come una volta a Bologna, s’intratteneva un’oretta senza alcuna cerimonia coi suoi famigliari a discorrere ¡genialmente e scherzevolmente delle novità di Roma e del mondo o d’arte e letteratura. A questi intimi appartenevano il maggiordomo, il maestro di camera, il medico personale Leprotti, l’archeologo Bottari1 e il dotto filosofo Bouget, nominato cameriere segreto.2 Questo francese era da quarantanni in relazione di amicizia col Papa, al quale riusciva estremamente isimpatico per il suo temperamento sempre allegro e geniale e per la sua raffinata educazione; entrambi gareggiavano spesso in citazioni dei classici antichi. 8 II parco Benedetto XIV si divertiva spesso della mancanza di senso pratico del Bouget e della sua predilezione (era del resto un buon sacerdote) per i piaceri della mensa. Nella corrispondenza col cardinale Tencin si leggono parecchi faceti riferimenti a ciò.4 In seguito all’inclinazione di Benedetto XIV di divertire sè e i suoi famigliari con motti di spirito, gli sono attribuiti molti aneddoti, per i quali non si può assumere alcuna garanzia.s Che Benedetto, il cui umorismo si manifestava ad ogni occasione, oltrepassasse talvolta la giusta misura non può certo venir negato. Anche come Papa egli non lasciò mortificare la vivace energia della sua personalità. Non sempre sapeva tener in freno la sua lingua, cosicché gli scappavano dette anche cose poco convenienti.0 Ma tale debolezza andava congiunta con tanta bonomia che nes- 1 Giornale 53, 475. 2 * Merenda loc. cit. ; Caracciolo 61, 104 ; I.. de Latjnay, Un ami de B< -noit XIV le prieur Bouget, Angers 1918. 3 Caracciolo 104. i Cfr. Heeckeren I 47, 102, 226, 280, 464, 467, 471, 476, 483, 488, 493, 491), 511 ; II 8, 14, 42, 62, 75, 77, 126. » R. Giovaonoli (Leggende romane. Papa Lambertini, Roma 1887), riproduce senza critica dei motti, attingendo aUa tradizione orale. I pivi autentici dovrebbero essere i motti di spirito riferiti da Caracciolo. Più tardi si impadronì di Benedetto XIV la leggenda e gli vennero attribuite delle espressioni anche molto ardite. In tal riguardo c’è di vero che egli usava esprimersi col naturalismo proprio degli italiani. Il bolognese conte Carlo Rangone nel 1826 ( !) registrò le arguzie che facevano ancora il giro della città. Queste, conservate nel * Cod. B. 2868 della B i b 1 i o t e c a dell’archiginnasio di Bologna, vennero pubblicate da F. Cantoni (Lambertiniana ossia i inatti di papa Lam-bertini, Bologna 1904) con un prolisso commentario. Naturalmente tale raccolta non può pretendere di essere autentica. 6 Secondo una * lettera privata di Tbun del 18 agosto 1742 Benedetto XIV confermò la verità di essersi espresso cosi : « se ciò non era vero, che il dia- volo lo portasse via subito ». Archivio di Stato di Vienna. Altro di sconveniente non sa riferire il Thun che pure divenne presto ostile a Benedetto XIV.