954 Clemente XIII. 1758-1769. Capitolo VII. nitori principali di questa teoria erano i gesuiti, i quali l’avevano diffusa in altre scuole fino al giorno (27 maggio 1767) che il Consiglio straordinario di Castiglia, in armonia col Concilio di Firenze, bandiva dalle università questa perniciosa dottrina. Nella seconda parte il libro cerca di provare che alla Santa Sede non spetta alcun diritto sui ducati di Parma e Piacenza. Tali pretese vennero respinte già nel trattato di Londra (1718) e un’altra volta nella pace di Aquisgrana. I decreti incriminati del duca di Parma, secondo il parere dell’autore, sono emanati dalla legittima autorità, poiché si riferiscono a cose civili che hanno per iscopo il bene del popolo e dello stato. Con la scomunica non bisogna essere prodighi e essa deve essere preceduta da un’ammonizione, affinchè il minacciato possa giustificarsi. Le sanzioni punitive della Bolla In corna Domini non sono applicabili al caso presente, poiché si tratta di una questione puramente temporale. Il capitolo finale tratta del diritto di resistere alla curia romana, quando essa si arroghi privilegi dei sovrani. Tra i documenti sui quali si appoggiano queste affermazioni vi è anche un’espressione di Melchior Cano, secondo la quale in un simile caso si può affrontare il Papa anche con le armi alla mano.1 A rincalzo di questo « giudizio imparziale » venne nello stesso anno pubblicata da Giovanni Luigi Lopez, la storia della Bolla In coena Domini, per la quale Campomanes scrisse una prefazione. * Dopo il ritorno del marchese d’Aubeterre dal suo soggiorno estivo in Frascati, i tre ambasciatori borbonici presentarono il 19 e 21 settembre 1768 le risposte dei loro sovrani al cardinale Negroni, affinchè le trasmettesse al Papa. All’osservazione di Ne-groni essersi alla Curia sperato che l’ambasciatore francese presentasse delle proposte per aprire una via alla pace, Aubeterre e Orsini fecero capire che non avevano alcun incarico di far ciò e che toccava a Roma di aprire le trattative. 3 Quando il cardinale in un colloquio confidenziale rilevò che Clemente XIII aveva il desiderio più ardente di arrivare ad un accordo con i monarchi borbonici, Azpuru dichiarò come sua opinione personale che la composizione del conflitto era impossibile, se egli non inducesse il Papa a revocare il monitorio e a sopprimere totalmente 1 Danvh.a y Coi.i-.uh> III 212 ss. : Rousseau I 255 ss. Grimaldi fece consegnare per mezzo dell'ambasciatore spagnuolo un esemplare al principe Kaunitz * Mahony a Grimaldi il 24 settembre 170S, Archivio di Siinancas, Exttiilit 0504. s Hi*torin Itimi de la Buia lìti intuiti * In cot-na Domini... ». Madrid 1768. Cfr. Meséspez r Pelavo III 158 nota 3. » • Azpuru a Grimaldi il 22 settembre 170S. Archivio di Simancas, Esitalo 5222: »Orsini a Tamicci il 30 settembre e 4 ottobre 1708. Archivio di Stato di Napoli. Esteri-Roma 288-1083.