892 Clemente XIII. 1758-1769. Capitolo VII. Per incarico di Carlo III i ministri e il confessore di e informarono in tutti i particolari il giovane principe intorno ; a cacciata dei gesuiti dalla Spagna. Essi gli descrissero i loro -ribili principi e la profanazione che avveniva della cristiana gione per loro mezzo: il papato, il cui detentore e primati vescovi, successore di Pietro e vicario di Cristo — di quel G < che volle essere povero e negò di possedere un regno in qui ’ mondo, che obbedì e pagò imposte al sovrano — è stato dai g< trasformato in una corte ricca, superba e pomposa che eleva a pretesa di essere al di sopra di tutti i sovrani e di avere il p< di deporli e di trasferire i regni da una persona ad un’altr;>. una all’altra casa. Perciò la Chiesa permise loro la dottrin i tirannicidio, secondo la quale il principe che non si sottomet' Papa e ai gesuiti, commetta ingiustizie e dia scandalo, può nire ucciso da chiunque e l’assassino si guadagna il para' Alla fine Tanucci raccomandò al monarca di tener segreta >' conversazione, onde salvaguardare la venerazione verso il Pa t. come capo della Chiesa e non dare scandalo alle persone del guito, poiché gli ex alunni dei gesuiti non sanno distinguer! religione e giurisdizione.1 Anche intorno alla causa del b; o doveva il marchese illuminare il suo regio discepolo. Il 5 ma, 1767 egli scrisse a Cattolica: « Comincio col triste rapporti ella per incarico del nostro sovrano e signore mi ha mandato più profondo segreto per il nostro grazioso monarca, colla zione cioè intorno all’orribile complotto dei gesuiti, che aveva mèta quel sacrilego attentato che doveva venire eseguito il vedi santo contro la sacra persona del re e tutta la fam reale per distruggerli completamente... Io ammiro la mite? la dolcezza del re il quale si limitò a cacciare dalle loro case questa nidiata di serpenti. Io l’avevo detto da lungo tempo, n 3 voi tutti colà mi davate sulla voce e specialmente la defunta • -gina non lo voleva ammettere ».1 Nonostante tutto questo colorir di nero, il ministro non raggiunse del tutto il suo scopo: il ?"w vane principe, che si era ancora conservato un resto di inclinazione per i gesuiti, rimaneva indeciso. * Per quanto Tanucci bruciasse dal desiderio di imitare l'esen -pio della Spagna — già il 28 aprile egli aveva assicurato eh» a Napoli tutto era pronto per eseguire le istruzioni del i' padre * — egli si trovava tuttavia in non piccolo imbara.’ ■ Anzitutto gli mancavano i motivi per un’espulsione dei gesu^i. » • Tanucci a Carlo III il 21( e 2S aprile e 2 giugno 1767. ivi 6100-s Ivi 6000; Duiin. loc. cit. 302. » ‘Tanucci a Carlo III il !1 e 23 giugno 1767. Archivio di Si“'8 c a s. Eslado C100. . t 1 * « Qui staremo agli ordini paterni». A Roda il 28 aprile 1767. i'1 M