2fi2 Benedetto XIV. 1740-1758. Capitolo V. sufficienti. Ma egli lasciava la loro libertà a tutte le scuole cattoliche e, se una veniva attaccata ingiustamente, egli interveniva. Un libro come la « Biblioteca dei giansenisti » che bolla di giansenismo tanti uomini distinti, pii e dotti, non può venir tollerato, anche se della condanna taluni prendessero scandalo. La condanna ebbe un epilogo odioso. Il gesuita Lazzeri si levò contro di essa in una pubblicazione,1 nella quale affermava che il decreto contro la « Biblioteca giansenista » era dovuto semplicemente al segretario dell’indice Ricchini, il quale aveva persuaso il Papa che con ciò si paralizzerebbe la proibizione dei libri del cardinale Noris nell’indice spagnuolo. Essere necessario che i frati dell’indice venissero sostituiti da dotti prelati, giacché essi avevano ridotto le proibizioni dell’indice ad essere completamente disprezzate. La censura dell’indice contro il libro del Lazzeri. perchè conteneva proposizioni false, temerarie, scandalose, sovversive e offensive per la Santa Sede, era dunque ben meritata. Ma l’autore non tacque nemmeno adesso. Sarcasticamente egli ringraziò Ricchini della proibizione, la quale dimostrava di nuovo la parzialità dell’indice, poiché mentre Ricchini trattava così male il suo scritto, aveva approvato l’apologia di Lorenzo Berti, attaccato violentemente l’arcivescovo di Vienna e lasciati indi-sturbati gli scritti del vescovo Caylus di Auxerre, nei quali Benedetto XIV veniva messo fra i giansenisti.2 Poco dopo il Lazzeri, l’intelligente ma focoso gesuita Faure fece comparire un libro che nella copertina si presentava come commento alla Bolla sull’istituto dell’inquisizione, ma in realtà costituiva un’aspra critica dell’opera dei domenicani presso 1*I*>-quisizione stessa. Se l’inquisizione è malfamata, la colpa non è dell’istituto stesso, ma del modo col quale viene diretto. Questa volta passarano sette anni prima che questo scritto venisse inserito nell’elenco dei libri proibiti. Del resto Benedetto XIV nominò il Lazzeri consultore dell’indice.3 Alcuni decenni dopo il Cordara giudicava la situazione ¿’allora dicendo che il giudizio sui libri presso l’indice era in man< di otto consultori, quattro dei quali almeno erano sempre dome; nicani, i quali di fronte ai gesuiti costituivano partito; inoltre dei quattro uno era il commissario che disponeva di molte influenze-Ai cardinali dell’indice avevano appartenuto Passionei, Tamburini, Spinelli e Orsi, i quali tutti erano ostili ai gesuiti; nessun« > Epistola Dori uri s Borbonici ad aniicum Hrìgam, Parisiis [?] 17-11). 2 « Sorboniei Doctoris ad Itev. Iticchininm... gratiaruui aetio. quod eP Stolam Sorbonicam nomine s. Congregationis proscriliendo eonfirmaverit » (*• e s. a.). » Sommebvogel, Bibliothique 1G09.