Teatri pubblici e carnevale romano. Ili tava di per sè notevoli spese. Il mantenimento dei grandi palazzi e le convenienze di rappresentanza inghiottivano notevoli somme. Una continuazione delle « Conversazioni », come allora si chiamavano i ricevimenti, era costituita dal teatro, nel quale la musica prese il primo posto. Un’ordinanza di Benedetto XIV dell’anno 1742 mostra quanto egli ci tenesse a che sulla scena non venissero oltrepassati i limiti della moralità.1 Tutti i nobili nei teatri pubblici Alibert, Argentina, Tor di Nona, Valle, Capranica avevano una loggia; qui le signore ricevevano le loro visite e anche l’inizio dei melodrammi, nei quali non era lecito prendessero parte le donne, non interrompeva il trattenimento. In carnevale le spese erano pagate dall’aristocrazia. I suoi membri riempivano i carri trionfali, dai quali piovevano sulla folla i confetti. Essi fornivano i cavalli per le corse dei « Barberi ».2 Benché i divertimenti carnevaleschi avessero perduto molto della rozzezza che era loro propria nel secolo XVII, tuttavia non mancavano nemmeno adesso gli eccessi. A tali abusi Benedetto XIV cercò di metter freno, come alla pubblica immoralità.3 Nei primi di venerdì, domenica e di festa nel tempo di carnevale le maschere vennero proibite, nè tale tempo doveva prolungarsi fin dentro il mercoledì delle ceneri. * Un’eccellente immagine del carnevale romano nella prima metà del secolo xvm, il quale attirava specialmente numerosi inglesi,5 ci è fornita dai disegni di Pier Leone Ghezzi.6 Questo artista geniale nei suoi ritratti, per lo più a caricatura, ha immortalato anche i cittadini contemporanei di Roma, a cominciare dal Papa e dai cardinali fino giù ai mendicanti, ai ciarlatani ed ai cuochi; non risparmiando il mondo clericale. Ciò non tolse che Benedetto XIV si rallegrasse di queste caricature.7 Egli sopportò anche che nelle società e nei caffè si criticassero apertamente il governo, il Segretario di stato e lui stesso; ascoltava 1 nuli. Lux. XVI 116 s. 2 Navenne II 53 ss. iSulla proibizione della comparsa delle donne redi Marosi, Lettere 754 s. 3 Cfr. la * Relazione da Roma, in data 29 novembre 1747 nell’A r c h i v i o dell’Ambasciata d’Austria presso il Vaticano, e Caracciolo 159. * Sulle ordinanze del 1748 e 1751 che riguardavano anche tutto lo Stato Pontificio vedi Barbier VII 83 ss., 85 ss., 90 ss. ; Bandini, Roma al tramonto •tei 700, Roma 1922, 123. 5 <'fr. la ‘Relazione da Roma del 21 dicembre 1748, Archivio del-1 ’Ambasciata d’Austria presso il Vaticano. « Hermanin nel Jlollrt. d'arte 1907, 1 2, 17 ss. 7 Cfr. Arch. Rum. II 430 s. ; Hermanin, loc. cit. 19 ; Tietze, Handschriften d'r Rossiana 165.