Motivi segreti della espulsione ? 835 tu ine e timore. I governi dispotici ne faranno dolorosa esperienza. Molto (avrei ancora da dire su questo punto ».1 Il re aveva indicato quale causa dell’espulsione dei gesuiti : il m; ntenimento dell’obbedienza, la tranquillità e la giustizia, come pure altri motivi, « chiusi nel suo petto regale ». Mentre noi oggi «t; piamo dai documenti di archivio, che questa maniera oscura di esprimersi fu scelta a bella posta per troncare fin dal principio tutte le discussioni sulla validità o non validità delle accuse, allora essa, congiunta con la tenacia ostinata con cui Carlo III la\orò alla soppressione dell’Ordine, dette luogo a supposizioni svariate. Si pensò che motivi di carattere personale avessero dovuto indurre il sovrano alla sua durezza di condotta. Poiché tutti i mezzi — .così viene raccontato — per rendere i gesuiti sospetti al re e procurare la loro espulsione fallivano à cagione del suo incrollabile amore di giustizia, i nemici della Compagnia ricorsero ad un artificio di perfidia. Una sera, mentre la comunità deU’Ordine attendeva alla solita preghiera delle li-t mie, un messo recò una lettera per il rettore alla porta del Coleirio Imperiai di Madrid. Il superiore Navarro disse al portiere di mettere la lettera sul tavolino della sua camera. Dopo le litanie la comunità si recò alla cena comune in refettorio. Durante questa comparvero improvvisamente nella casa due membri del Consiglio e a nome della Corte richiesero le chiavi della camera del rettore, la quale avevano l’ordine di perquisire. Dopo una breve perquisizione apparente essi notarono la lettera non ancora aperta, e la presero con sé. Nella lettera si diceva che Carlo III non era figlio legittimo di Filippo V, ma frutto di un rapporto colpevole tra s'ia madre Elisabetta Farnese e il cardinale ministro Alberoni ; perciò egli non era neppure principe legittimo, ma il trono spet- 1 • «Veo. come V. S. dice, que el espíritu philosophico va lmzicmlo pro-wesgos. Jxis haze también en España, en fin en todo el mundo eathollco, 8 hará despnes en Italia, pues ya ha adelantado en la mayor Iwrte de ella, Venezia, Turin. Florenzla, Ñapóles, Genova. Pero verá N. 8. '¡ue antes de un siglrt ese espiritn. despnes de haverse ejercitado sobre materias de jurisdicción en la clase que ha relación con Roma, se estenderá a lo <'iíll y político en los goviernos. I-os hombres querrán tratar de su libertad i de los limites de su obediencia, el governo serft mas arduo. Vea V. IS. que ■o que se discute en Francia, son pasos a romper algún pedazo de vinculo» y cadenas. Eas mentes no se iluminarán sin que se busque a abrir carrera * la libertad. Muchos escritos, como el «Contrato social», van ya conteniendo máximas y principios, que con el tiempo alarmarán los ministerios. El «»Tierno despot ico se sentirá de ello. Avria mucho que decir sobre este l'nnto» (8 marzo 1767, Archivio dell’Ambasciata di «pagna a Roma. Exped. « Parma » 17*57». «Tous les livres si sévéreinent défendus a Paris, entrent libreinent en Espagne», scriveva Voltaim a Vlllevlellle 11 P maggio 1768, Cfc'urre» EX 470.