La lettera di Carlo III a Tanucci. 831 pr< ra quindi il ministro di ringraziarne insieme con lui il Signore.1 Eg i diviene più esplicito col suo confidente il 19 maggio, parlar Io del pericolo mortale che ha minacciato lui e tutta la regia fai ¡glia da parte dei gesuiti. Il Tanucci e il confessore di Corte La ¡Ila non hanno affatto esagerato nelle loro comunicazioni al gii ane re di Napoli; dato tutto quello ch’egli ha visto, e che avrebbe desiderato di non veder mai, essi sono rimasti piuttosto al lisotto della verità.® Quando si scorre la lettera del re al Tanucci del 23 giugno 17’7, si crede di essere sulla traccia, che potrebbe portare a mettere in chiaro i motivi « celati nel suo petto » dal monarca. Egli pi.-la di rivelazioni confidenziali fatte dal ministro in base alla sua lettera del 12 giugno al giovane Ferdinando IV ; dalle parole ci'ate egli rileva di essere istato esattamente interpretato. An-di bbe troppo per le lunghe se volesse comunicargli tutto; gli sari >be necessario anche, per questo, avere i numerosi documenti d; anti agli occhi. Perciò ha incaricato il ministro Roda di scri-v* rgli tutto quanto si è scoperto in Spagna ed ancora si continua a ^coprire giorno per giorno. * Si è creduto di aver ritrovato la traccia delle comunicazioni confidenziali, cui il re allude, in una lettera del Roda al Tanucci dello stesso 23 giu®no. Alla lettura integrale, però, il documento si rivela per un lungo discorso di accusa. Il ministro osserva all’inizio, che, nonostante il rigoroso silenzio imposto, egli comunica per incarico del suo reale signore le cause dell’espulsione e le modali à del procedimento. Il monarca ha bensì con mitezza sovrana Perdonato ai colpevoli della rivolta, ma ordinato di stabilire per sua giustificazione e per amore ai sudditi le cause e l’origine di questi torbidi generali. Dalle indagini del Consiglio segreto ri-'Ultò, che i gesuiti erano stati i principali, anzi gli unici istigatori dell’incendio, in quanto eccitavano gli spiriti di tutte le classi del popolo stampando e diffondendo scritti sediziosi, predicando contro il Portogallo e la Francia, aizzando le monache, mettendo in sospetto l’ortodossia del re e dei suoi ministri, minacciando e Profetizzando sciagure prima e dopo la rivolta, facendo lamenti Per trattamento sfavorevole ed esclusione dagli uffici dei loro partigiani, mormorando contro ogni ordinanza governativa contraria alle loro idee e desideri. La loro cattiva morale, il rilassamento dei loro costumi, i loro sudici affari di commercio, i loro intrighi, in breve, tutte le accuse, che i loro avversari hanno sollevato » *7 aprile 3707, ivi. * • Lettere del 10 maggio e 2 giugno 1787, Ivi. f'fr. • lettera del 4 agosto 1767, ivi G057. * • Orig., Archivio di Simancas, Bttado <¡050; Disvila y Col->-mx> III TO.