Ritorno del Parlamento. 189 resistenza contro il mal governo; ima col cadere del prestigio reale cemava anche il rispetto per il clero, il quale passava per alleato del governo. Nel tempo in cui il Parlamento preparava le sue grandi rimostranze per ¡Luigi XV si lesse sulle cantonate: « Viva i! Parlamento, morte al re e ai vescovi! ». Allora per un’intiera settimana durante la notte le vie furono percorse da squadre a cavallo per mantenere l’ordine; il palazzo arcivescovile venne guardato da soldati e i preti non potevano mostrarsi per le vie senza essere fatti segno d’ingiurie.1 Alla « Grande Camera » del Parlamento in bando scrivevano funzionari giudiziari pur essi confinati : « Se il re ha 100.000 uomini, il Parlamento ha dalla sua i cuori, la stima, la volontà di tutti ».2 Uno Scritto contro le grandi rimostranze del Parlamento conteneva già il monito che i principi repubblicani di questo erano più minacciosi per la Corona che tutte le dottrine romane sul potere indiretto contro le quali in Francia si usava fare gli sdegnati ; in forza dell’influsso che si è acquistato esso è in grado di deporre il re ben prima del Papa. E suona con una profezia la pastorale del vescovo di Montauban, la quale ricorda la rivoluzione inglese e la fine di Carlo V.a Luigi XV comprese a poco a poco che egli era costretto a fare ìa pace. Accolto da fuochi di gioia, salutato all’apertura delle sedute da grida di evviva e da battimani, il Parlamento ritornò nel settembre 1754; la « Camera Regia » venne sciolta senza ancora aver pronunciato la sua prima sentenza. * Il 2 settembre il re fece leggere nel Parlamento una dichiarazione che imponeva un generale silenzio sulle questioni religiose e ordinava al Parlamento di vigilare sopra la sua osservanza.5 Nonostante questa conces-'ione, il Parlamento fece difficoltà a registrare la dichiarazione; nella seduta del 5 settembre si discusse su di essa dalle 9 del mattino fino alle 5 di sera e inoltre vennero ancora mandati dei deputati dal re i quali sollevarono delle rimostranze per quanto nella introduzione della dichiarazione era detto a danno del Parlamento.8 In modo particolare venne espressamente rilevato 1 Hocquain 170. * Ivi 173. * Ivi 175. ‘ Ivi 184; «I.A8SOX li 308; [Nivki.i.e] III 9948. • (Vassos II 200; [Nivelle] III 905». I>e felicitazioni delle diverse corporazioni per il ritorno Ivi 906-1000. • GX-assos 210 s. In Roma si giudicava: • « Il silentio imposto non sarà osservato et invece di quiete continueranno l torbidi e ne Insorgeranno dei •movi, gì coj fatji die con i scritti, come in simili casi ha fatto conoscere 1 esperienza del passato. Sopra tutto ha fatto ammirazione l’audacia e temerità uh Parlamento, che, abusando della faciliti! e bontà del Re, ha registrato la regia dichiarazione con tante modificazioni e riserve che intiera-