188 Benedetto XIV. 1740-1758. Capitolo IV. governo e la persecuzione del clero venne colà continuata più intensamente di prima.1 Già prima del conflitto col Parlamento il ¡prestigio del re era caduto assai in basso, causa la cattiva amministrazione del governo, l’impoverimento del popolo e la Pompadour. Quando il Delfino si recò con la consorte a Notre-Dame per ringraziare della nascita di un bambino, 2.000 donne circondarono la carrozza e gridarono: « Dateci pane, noi moriamo di fame; abbasso la sgualdrina che governa la Francia e la manda in rovina. Se la pigliassimo tra le mani, non resterebbe di lei tanto da farne reliquie ».2 Il nunzio Durin nelle sue relazioni a Roma rilevava che il re con la sua debolezza di fronte al Parlamento lavorava alla sua propria rovina e che anche sul terreno statale si preparava la rivoluzione. * Ognuno che si sente ancora cattolico ed ha a cuore l’onore e la gloria del re sospira per l’indolenza del governo. La regina stessa gliene ha parlato con le lacrime agli occhi. In fondo il re è buono, ma mal consigliato. Egli non trova modo di uscire dalla difficoltà e frattanto il suo prestigio (diminuisce ogni giorno e quando alla fine si tratterà della suprema rovina in riguardo religioso e statale, sarà troppo tardi per farlo ancora valere. Egli ascolta benevolmente la regina e Boyer, quando gli fanno rimostranze. Se-nonchè quando si tratta di decidere, egli segue il consiglio dei ministri i quali per riguardo di una falsa politica, per interesse privato, per mancata comprensione e deficiente religione incutono al re una paura di ancora maggiori prevaricazioni del Parlamento e dicono che la religione non soffrirebbe se si abolisse il certificato della confessione. Cristo stesso, così fu detto una volta nel Consiglio, aveva data la Comunione a Giuda. La grande difficoltà per un intervento energico stava nel fatto che il Parlamento era amato in sommo grado appunto per la sua 1 Gl.AS.SOX li 207. 2 ItOCQUAlN 144. » 11 22 maggio 1752. in Calvi 243-246. Il re non comprende, scrive Durini 11 0 ottobre 1752 (ivi 254), «che la debolezza delle sue risoluzioni è la vera maniera di perdere affatto colla religione anche la sua autorità, ed aprire la strada a catastrofi che saranno un giorno senza riparo, se con forza non vi si rimedia a tempo». Similmente il 12 marzo 1753 (Ivi 2fi2): «L’indolenza è grande, e l'ignoranza o piuttosto malignità di chi guida i gabinetti di Versailles è incredibile». Mentre il Parlamento s'agita, «la corte non dà segno di vita, perchè si travaglia sempre dal Guardasigilli ( Maciiaui-t] colle sue lande spezzate [Noaillks ] che ha nel Consiglio, a ritenere il Re da quelle maschie risoluzioni che mostra di tanto in tanto di voler prendere, ora con larva d'emozione nel poimlo, ed ora con pretesti, di non doversi fare nuove illegalità, perchè queste darebbero maggiori prese ai Parlamentari! di conculcar davantagglo l'autorità regia. Cosi 11 povero Re è tradito, e la religione ogni giorno più discapita con scandalo universale e dolore dei buoni, che pure non ne mancano In questa cloaca d'iniquità ».