180 Benedetto XIV. 1740-1758. Capitolo IV. direttive. Ciò si vide subito in un caso che non molto di poi suscitò grande scalpore. Quel giovine Coffin che aveva presentato querela per il suo defunto zio, ammalò egli stesso verso la fine dell’anno, chiese invano al suo parroco — era di nuovo Bouettin — che gli si amministrassero i sacramenti e siccome il parroco nonostante un triplice monito, persistette nel suo rifiuto, si rivolse al Parlamento.1 Al tribunale la cosa riuscì proprio gradita; vi furono lunghe discussioni, Bouettin venne per un giorno arrestato, ma alla fine il Parlamento si vide in un vicolo cieco, poiché l’arcivescovo insistette nel dichiarare che egli aveva trovata la prescrizione del bollettino della confessione e che non poteva, nè voleva cambiarla. Il Parlamento portò ora la cosa innanzi al re; ma Luigi XV dichiarò di riservarla alla decisione regia. La via d’uscita da ogni imbarazzo si trovò alla fine molto semplicemente quando l’infermo Coffin si lasciò indurre a confessarsi da un sacerdote autorizzato dall’arcivescovo. Il Parlamento però sfruttò l’occasione per difendere di nuovo in un lungo memoriale al re,2 il suo diritto di intervenire nell’amministrazione dei sacramenti. Ad un nuovo conflitto col Parlamento condussero i passi di Beaumont contro le suore gianseniste del grande ospedale generale di Parigi. * L’arcivescovo proibì alle suore di recarsi arbitrariamente in città sotto pretesto di voler confessarsi, dopo di che la superiora, con un certo numero di suore, lasciò del tutto il convento. Per la nomina della nuova superiora, Beaumont si decise per una vedova Moisan, per la quale si pronunciarono i più reputati degli elettori, ma non la loro maggioranza: dei 22 voti si decisero cioè per Moisan solo 10. Una dichiarazione regia del 24 marzo 1751 diede tuttavia ragione all’arcivescovo e pose in sua mano la nomina dei sacerdoti da impiegarsi all’ospedale. Ora questo condusse ad un conflitto molto importante nella storia della costituzione; quando cioè il Parlamento dovette registrare la dichiarazione regia, esso chiese che essa venisse modificata secondo la volontà del tribunale o, con altre parole, per la prima volta il parlamento intervenne nella legislazione e si attribuì un potere legislativo. Ora è vero che in questo caso il governo protesse l’arcivescovo nella nomina dei nuovi funzionari e il 16 agosto diede al Parlamento un rabbuffo, al quale però questo rispose con nuove rimostranze. Tutto l’affare è importante come degno di tempi : la rivoluzione si annuncia nei principi col Parlamento come nel trattamento a cui allora andò soggetto l’arcivescovo da parte del gior- i [NrvELUi] III 409-515. s Del 4 marzo 1751. Ivi 507-515. l'fr. su Coffin Régxavxt 1S77, I 81-91. * Régnattlt ivi 208-220: Glasson li 106-173.