74 Benedetto XIV. 1740-1758. Capitolo II. getto e di credere che la Santa Sede darebbe ad esso la sua approvazione. In un’udienza del 5 gennaio 1743, Doria tenne discorso all’imperatore di tale faccenda e con sua penosissima sorpresa trovò che questi non respingeva nettamente il pericoloso progetto. In una seconda udienza dell’8 gennaio l’imperatore cercò di giustificare il progetto richiamandosi al cattivo uso che parecchi principi ecclesiastici facevano del loro potere civile. In una terza del 21 egli espresse l’opinione che sotto questo punto di vista la Santa Sede potrebbe acconsentire. Invano dichiarò il Doria che a questo non era da pensare, poiché ciò sarebbe il primo passo per una secolarizzazione generale la quale condurrebbe alla prevalenza dei protestanti in Germania. Invano Doria fece appello al sentimento d’onore dell’imperatore ed al suo dovere di proteggere la Chiesa. Carlo VII persistette nel dire che il Papa avrebbe potuto accordare il suo consenso.' Quando Benedetto XIV alla fine di gennaio ebbe notizia del progetto di secolarizzazione e del fatto che l’imperatore lo favoriva, egli fu preso da grandissima costernazione. Egli disse che prima sarebbe morto piuttosto che accondiscendere ad una proposta così vergognosa che trarrebbe con sé le peggiori conseguenze per la Chiesa in Germania e il trionfo del protestantesimo. Gli si fece osservare che la (perdita del dominio temporale costringerebbe i vescovi tedeschi a vivere come principi spirituali, ma egli non volle sapere nemmeno di questa motivazione. Egli osservò risentito che se l’imperatore lamentava che i capi del clero tedesco vivevano più da principi mondani, egli in sé non aveva certo torto, ma dimenticava che proprio il fratello di Carlo VII, il principe elettore Augusto di Colonia, non contento ancora del suo arcivescovado, aveva saputo anche ottenere le diocesi di Münster, Paderborn, Hildesheim e Osnabrück ; se si voleva metter termine agli abusi in Germania, bisognava cominciare con l’abolire l’accumulamento delle diocesi in una sola mano, ciò che la Santa Sede aveva concesso a malincuore e solo in seguito alle insistenze dei principi.2 Anche il cardinale Segretario di stato considerava la situazione assai seria ed egli credeva che bastasse una energica politica della Prussia e dell’Inghilterra per attuare il progetto.3 1 W. v. Hofmann 223, 22C ss. 2 Heeckeben I 10 ss. Cfr. K. Sommer. Die Wahl des Herzogs Klemens A ugust von Bagern zum Bischof von Münster und Paderborn 1719, zum Koadjutor mit dem Recht der Nachfolge im Erzstift Köln 1722, zum Bischof von Hildesheim und Osnabrück 1724 u. 1728 (Diss.), Münster 190S. s W. v. Hofmann 223, 225.