Anno D CC C X I I I. 48s sì dal Papa fuddetto: e però a lui più che ad altri (ì dovea ricorrere in tal congiuntura. Dall’Anno polente alcuni cominciarono a contar gli anni dell’imperio di Lodovico Pio. Dopo quefta fplen-didiflìma funzione l’Augufto Carlo, per atteftato de gli Annali de'Franchi (a), Bernhardum Nepotem fuum, Filium Pippini Filli fui, (a) Armales Italia, p ree feci t, & Regem appellari juffit. Era venuto nell’Anno prò-cedente , ficcome notai di lopra, Bernardo in Italia , e da gli Srru- Armales menti d’allora fi può ricavare, ch’egli già ne godeiìe il dominio, Fra^or. benché forfè folamente in queft’Anno gli folTe conferito il titolo di Re. Adalardo Abbate famofo della vecchia Corbeia, feguitò con Walla fuo Fratello ad affiftere a quefto giovane Principe; ed abbiamo dall’antico Libro de Confrucìione Corbejcc nova (¿), (b) Tom. si che avendo effo Adalardo intefa l’aiTunzione al trono d’eifo Ber• f‘cr’rF^' nardo accepit ei uxorem & conf ituit eum jecundum juffionem Pnn- Chesne.. cipis ( cioè di Carlo Magno ) fuper omne Regnum. La Moglie trovata a quefto Principe ebbe nome Cumgonda, ficcome a fuo tempo vedremo. Quanto più poi Carlo Imperadora s’andava appre/Tando al fine di fua Vita, tanto più crefceva in lui il fervore della Pietà; e perciocché gli premea non poco la correzion de’coftumi ne gli Ec-clefiaftici, ordinò, che fi teneffero varj Concilj Provinciali a quefto fine. Fecefì pertanto il Concilio di Magonza fui principio di Giugno; fe ne fecero altri in Arles , in Tours, in Sciallone, e in Rems, dove furono fatte delle egregie coflituzioni, per rimettere in piedi la Difciplina Ecclefiaftica, le quali fi leggono nelle Raccolte de’Concilj. Di tutto fi ha obbligazione all’inaefeffa Pietà di Carlo Magn®, di cui fcrive Tegano, che in quefti tempi l’ordinaria fua applicazione era alle Orazioni, alle Limofine , & a correggere i Libri facri, con avere fpezialmente preftato quefto fervigio a i quattro fanti E-vangelj, valendofi in ciò anche dell’opera d’alcuni Greci, e Soriani. Nel prefente Anno parimente (c) i Mori di Spagna, Corfàri di pro- M jinnalì feflìone, fecero un’invafione nell’Ifola di Corfica, e ne menarono Eginhardh via una gran preda. Ermingardo Conte di Ampuria, o fia dell’ Ampurdano in Catalogna, andò a ntetterfi in aguato con delle navi (otto l’Ifola di Maiorica; e nel tornare, che faceano que’masnadieri in Ifpagna, ufeito contra d’effi, prefe otto delle lor navi, dove trovò più di cinquecento Corfi, che erano condotti fchiavi, e fortunatamente riacquiftarono la libertà. Ora non fapendo i Mori, qual’altra vendetta fare, vennero dipoi a Cento Celle, oggidì Cività vecchia nello Stato Pontificio , e a Nizza di Provenza, ed Tomo IV. Hh 3 amen-