2 Annali d’ I t a l i a. peradore, fi applicò con tutto fervore alta guerra. Ma in vece di procedere contro Cremona e Mantova, le quali doveano eifere ben guernite di prefidio Cefareo,N andò a mettere Palladio a Padova, Città , che forfè non fi afpettava una fomigliante viiita. . Era fiata finora quell'ìiluitre Città in mezzo a tante tempelle cortante nella divozione verfo il Romano Imperio, e fece anche in tal congiuntura una gagliarda difefa, fo(tenendo lungamente Pafledio, al dispetto delle minaccie di Agiloifo. Mi ili fine le convenne foccom-bere. Nelle capitolazioni fu falvata alla guarnigione Imperiatela facoltà di andarfene, ed in fatti fe ne pafsò a Ravenna . Allora A-gilolfo barbaramente sfogò la conceputa i’ua collera contra di una Città sì pertinace, ma innocente, con darla alle fiamme, e (pianarne le mura , forte intendendo di far con ciò vendetta dell’Efar-co, da cui troppo offeio fi riputava. Tornarono in quelli tempi dalla Pannonia, o fia dall’Ungheria, gli Ambafciatori Longobardi , che aveano confermata la Pace col Re degli Unni, chiamati Avari. Con e(To loro ancora venne un Ambafciatore di Cacano Re di que’ Barbari, incaricato di pailàre in Francia , per indurre quei Re a mantener la Pace co i Longobardi, (tante la Legadifenfiva fatta da eiìo Re colla Nazion Longobarda. La forza di Cacano era ta-le, che facea paura all' Imperadore , ed efigeva rifpetto anche da i Re di Francia. E gli uni e gli altri ne aveano avuto di brutte lezioni . Potrebbe eifere, che in queiti medefimi tempi foffe fucce-(a) Paulus duto un altro fatto narrato parimente da Paolo Diacono (a). Aven-ul‘?4 c! ¡7 ^ Agiloifo , ficcome (tuzzicato dall’Elarco Calimico , ripigliate l’armi, probabile è , ch’egli comandaile ancora ad Arìolfo Duca di Spoleti di travagliare Roma e Ravenna , affinchè niun foc-corfo fi potefle inviare all’ attediata Città di Padova. Comunque fia , perchè il tempo non fi può accertare, fappiamo , che Adolfo ufcì in campagna, e trovandoli a fronte dell’ efercito Romano nemico appreso la Città di Camerino , venne con e(To alle mani, e nè riporrò vittoria. Dopo di ciò dimandò egli a i fuoi, che uomo era quello , cheavea combattutosi valorofamente in fuo favore in quella battaglia; maniuno gli feppe rifpondere . Tornato a Spoleti, e vedendo la Bafilica di San Savino Martire interrogò gli aitanti, che cafa era quella ? Gli fu rifpoito da i Criitiani, edere quivi feppellito San Savino Martire, che i Criftiani follevano invocare in loro aiuto, allorché andavano alla guerra contrade’nemici. Come può ¡lare ( replicò allora Adolfo , Gentile tuttavia di pro- ■JT