Anno D C C X V l I. » 2^ la nuova, tutta la Città ne reflò molto afflìtta , ma fpezìalmente Papa Gregorio (a) , a cui è molto credibile , che l’Imperatore a- (.»■) Anaflaf, velie raccomandata la difefa de’fuot dominj in Italia. Proccurò,"^^//-prima il vigiiantiilimo Papa con preghiere d’indurre ì Longobardi Diac a reflituire il maltolto : adoperò pofcia le minaccie dell’ ira di Dio; <>. cap. 40. e h bì loro un gtoifo regalo: tutto indarno; più oftinati e fuperbi che mai i Longobardi tennero laida la preda , e n’era molto in pena il buon Pontefice. Cominciò dunque a fcriver Lettere fopra lettere a Giovanni Duca di Napoli , e gl’infegnò la maniera di ricuperar quell’importante Luogo . In fatti effo Duca con Teotimo Suddiacono e Correttore , menando feco un buon corpo di truppe, di mezza notte diede la Scalata a quel Cartello , ed entrato dentro vi ammazzo trecento di que’Longobardi, e cinquecento ne menò prigioni a Napoli. Per ricuperare quello Cartello i pei e lo zelante Papa fettunta libre d’oro. In cjuert’Anno medetimo fi effettuò il già temuro affedio di Coftantinopoli. Con un’immenfo e-fercito di fanti e cavalli venne allo Stretto (¿) Malalma , o ila(b) Theoph. Mafalmano Generale de’Saraceni, e paffito nella Tracia nel dìi 5. M Chrono^. di Agofto diede principio a ft-ignere quell’Imperiai Città. Sopravenne per m^re nel dì primo di Settembre lo ileilo Califa , o fia Imperador de’Saraceni Solimano con mila ed ottocento vele , e con alcune navi di fmifurata grandezza ed altezza, e dalla parte dello rtretto cominciò anch’egli ad infeffar la Città. Non ommife in tal congiuntura diligenza alcuna l’Imperadore Leone, per la difefa ; e il Popolo confidato fpezialmente nella protezion della beatif-fìma Vergine Madre di Dio , della quale era divotiffimo, foilen-ne fempre con amino coraggiofo ed alieg.ro tutti gli affalti e le fatiche della guerra. Meglio che mai fi provo allora, di quanta attività ed aiuto folle il Fuoco Greco . Portato quello con barche incendiane, e gittato con fifoni addoffo a i Legni nerbici, non pic-ciola parte ne diflruffe. Arrivò pofcia il verno , che fu de’più orridi , perchè per più di tre Meli flette coperta la terra di ghiacci e nevi : il che cagionò una gran mortalità ne’cavalli, cammelli , ed altre beftie de Saraceni . Terminò la fua vita in quell’ Anno il Califa Solimano , ed ebbe per fucceffore Univo, o fi a Oma.ro . Secondo la Cronica d’Andrea Dandolo-(c), effendo venuto a morte Pau c Andreas luccio Duca di Venezia, conoscendo il Pop*:lo , che alla pubblica^cTronko concordia conferiva di molto l’avere un Capo e Duca , eleffero pern?«. xii. fuo Succeffore Marcello , che fu il fecondo fra i loro Dogi. . Rer' ltdiic‘- Amo