Ili »di conghietturar (blamente , acciocché non refti ingannato il Let-» tote), ciò che per verità fembra troppo liberamente avanzato. t> Non è di picciol pelo 1’ afferire ( anno 602. Jin occaiion della » fiera tragedia de’ cinque figliuoli di Maurizio, che Tiberio* fe-» condogenito era flato deftinato Imperador d’ Occidente: mentrè » è. già noto, che i pochi avanzi dell’imperio iì amminiffravano da » gli Efarchi refidenti in Ravenna. Anche quando nell' elezione del »Pontefice Sabiniano, che fu Apocrifario, o Nunzio di San Gre-» gorio alla Corte di Coftantinopoli, afferma, efferfi già introdot-» to il coftume d’eleggere al Papato quei Diaconi, che aveano e-» fercitato tal ufizio alla Corte Imperiale , come più noti ed accetti » a gl’ Imperadori, e più informati de’ pubblici affari : tale incogni-» to iìftema foftenuto cafualmente da tre Pontefici un dopo 1’ altro, » San Gregorio , Sabiniano, e Bonifazio III. lo lafcia così pendente* » onde il Lettor non s’appaga. Per fimil modo dalla coticeflìonè » Imperiale a Reparato Artivefcovo di Ravenna di non trattenerli » in Roma più d' otto giorni, 1’ arguire che dianzi Ji [elevano Jlirac-• » chiare le confacra{ioni di quegli Arcivefcovi in Roma ( anno 6yj. ) -, » non appaga il Lettore, informato dell’ Autocefalia pretefa da quegli » Arcivefcovi. Della donazione celebre dell’ Alpi Cozzie , fatta dal » Re Anberto in lettere d’ oro , pochi crederanno contro il Cardi-» nal Baronio , effer quefta ftata d’un femplice Allodiale coniìftente » in poderi, cafe, e ceniì ( anno yoy. ). Molto meno fi perfuaderan-» no, che il grande impegno di Gregorio II. per ripigliar la fortez-» za di Cuma, dipendente dal Ducato Napoletano , e invaia da » Romoaldo II. Duca di Benevento , coftituiffe il Pontefice cuftode » de’ dominj Imperiali in Italia ( anno jiy. ) . Della interpretazio-» ne, eh’ egli dà fotto la feorta del Cointe a Sacra. Rom. Reipubli-» cce 'frequentemente ufato nel fettimo,e ottavo Secolo, cioè che » s’intenda il facro Romano Imperio ( anno 590., 601., 743., 755.) » e altrove ), nemmeno ci fembra, che poffa ogn’uno appagarli -, » e finalmente del privilegio , che vuol conceduto ai Pontefici (an-» no 800. ) di batter moneta, come ai Duchi di Benevento, ai Ve-» feovi di Ravenna, e d’ Aquileja* e ad altre Città, lenza addurne » alcun documento, come fa de gli altri, non crediamo, che alcun » abbia a rimaner perfuafo. » Ma fenza oltrepaffare la metà del Tomo ; mentre dell’ altra »metà or ora parleremo ; fino a i tempi di Carlo Martello, o ila » di Pippino, in cui cominciò la grande e utiliffima amicizia de’Ro-» mani Pontefici co i Re di Francia> 1’ eruditiffimo Annaliffa mara* * 4 » viglio-