Anno DCCCX. 477 litas Boum, ut dicerent Grimoaldum Ducetti Beneventanonim transmì-fìffe homines cum pulveribus , quos fpargerent per campos & montes , piata , & fontes , eo quod effet initnicus Chrìflianifjimo Imperatori Carolo , & de ipjo fparfo pulvere mori Boves. Propter quam caufam mul-tos comprehenjos audivtmus, & vidimus, & aliquos occifos , plerosque autem affixos tabulis in jlumen projeBos atque necatos . Et quod minim valde ejl, comprehenji ipfl adverfum fe dicebant tejlimonium, habere fe talem pulverem & fpargere. Guai, fe in cafi di pellilenza d’ Uomini o d’Animali fi caccia una di sì fatte immaginazioni in capo ai matto Popolo. Non c’è maniera di farlo discredere, e facilmente fi va a fognar de i delinquenti, e a levar loro la vita, come allora avvenne in Francia, lenza penfare ( lo avvertì lo ilelfo Agobardo ) come mai quella pretefa vele-nofa polve noceffe a i foli Buoi, e non anche a gli altri Animali. £ che fuccedelfero molti omicidj di perfone innocenti per quella Diabolica apprenfione, lo ricaviamo anche da un. Capitolare di Carlo Magno, pubblicato nel prefente Anno, e rapportato dal Ba-luzio (a). De Homicidiis faclis Anno profetiti inter vulgares homines, 00 Balu^. quaft propter pulverem mortalem rI^frane T.°i. Anno di Cristo dcccxi. Indizione iv. di Leone III. Papa 17. di Carlo Magno lmperadore 12. SUl principio di que’Anno, fe pur non fu fui fine del prece-dente, riipedì 1’ Imperador Carlo a Collantinopoli Arfacio , o fia Arfafio Ambafciatore di Niceforo Augullo con una Lettera, che fi legge fra l’Opere diAlcuino, ma non già fcritta da lui (b) ^JTo a nome dell’lmperadore, perchè Alcuino non era più tra i vivi .pera, Epìjit. In elfa Carlo tratta Niceforo col titolo di Fratello, per farli cono-feere eguale a lui in Dignità. M^ndò con tal congiuntura anch’egli (c\ ncrum% per fuoi Ambafciatori a Cofcantinopoii Attone, o fia A^o, Ke- Pil. feovo di B afile a, Ugo Conte di Tcurs, e Aione, o lia Agione Lon- i gobardo del Friuli; imperrocchè il faggio Monarca accomunava Franco™