Annali d’ Italia? rilpofero , che fe gli dava 1’ animo di far quanto direbbono, nei dì appreifo egli fi troverebbe fra’ fuoi nel fuo paefe . AcconfentìP 1* Abbate , e quegl’ incogniti perfonaggi gli diedero una verga dicendogli , che con eifa difegnalfe fu.Ua labbia una barca colle lue vele , co’ remi , e nocchieri. Quanto dilfero , egli efeguì. Pofcia ag-giunfero , che fi pofaife in un materazzo lotto la fentina, e che fe gli avvemife di udire fremiti di venti, grida di chi è in pericolo, tempelle e rumori d’acque infuriate, non avelfe paura , non parlaife , e nè pur fi faceife il fegno della Croce. Pofoifi in terra 1’Abbate, e dipoi cominci« a fentire un terribil fracaifo diventi, un romperli di remi , un gridare di marinari più neri del carbone , lenza dirli, come li vedette, ed egli fempre'zitto. A mezza notte fi trovò egli fopra il tetto del fuo Moniftero, e cominciò a chiamare i Monaci, che venilTero a levarlo di là. Non s’arrilchiava alcuno , credendolo un fantafma . Tanto nondimeno diife , che gli fu aperto il luminardo del tetto, e con gran fella fu ricevuto da tutti. Ordinò egli, che giacché era l’ora del Maturino , fi battef-fe la tempella per andare al Coro , e dopo il Matutino fe n’ andò a dormire . Nel dì feguente per la porta A^andalaria entrò in Ravenna , e portoffi al Palazzo di Teoderico , dove prefentò il Diploma all’Efarco , che con venerazione lo prefe -, ma oifervata poi la Data della Lettera fcritta nel dì innanzi , cominciò a trattarlo da Faifario , perchè non v’ era perfona , che in tre Mefi poteife andar e tornare da Coilantinopoli. Allora 1’ Abbate fi efibì pronto a far collare della verità della Lettera ; per conto poi della maniera della fua venuta diife, che la rivelerebbe al fuoVefcovo. In fatti andò a trovare l’ Arcivefcovo Damiano, e gli raccontò quanto era a fe accaduto , con foddisfare dipoi alla penitenza, che gli fu impoila dal Prelato. Avran rifo a quella Favoletta i lettori ; ma non fi ridano di me , perchè con eifa gli abbia ricreati alquanto , ed anche iilruiti dell’antichità difimili racconti falfillimi di Maghi. E fe mai udiifero , chi attribuiife un fimil fatto a Pietro d’Abano, creduto Mago dalla plebe de’ fuoi tempi, ed anche de’ fuifeguenri, le cui Memorie ha poco fa diligentemente raccolto il Conte Gian Maria Mazzuchelli Brefciano : imparino a rifpondere , che ha più di mille Anni, che corrono nel volgo tali avventure , inventate da perfone follazzevoli, per fare inarcar le ciglia non alla gente accorta, ma a que’ foli, che fo.n di groffo legname. Anna