XXIII Pont. Max. cap. IV. la quale dà /ufficiente materia per difcorrere lodevolmente, non i’olo delle monete Pontificie, ma ancora di altri punti librici, che riguardano i diritti, eie prerogative della Sede Apoftolica. Senza dunque partirmi da quello iiluflre Autore, dico, eilerii ingannato il Muratori, ove dice edere flato conceduto ai Pontefici il Privilegio di batter moneta, come ai Duchi di Benevento, ai Vefcovi di Ravenna, di Aquileja , e ad altre Città. Ma dove fono i documenti, co’quali p offa egli provare queftalua opinione? Ecco la differenza, che paifa tra Grimoaldo Duca di Benevento , a cui Carlo Magno concede la facoltà di batter moneta, ed il Papa; quegli fu obbligato a mettere nelle monete il nome di Carlo, e perchè poi in appreffo volle porre il folo fuo nome, fu giudicato ribello, del qual delitto giammai non furono accufati i fommi Pontefici, quantunque, e prima, e dopo di Carlo Magno batreffero le monete in Roma col folo fuo nome. Ex quo igitur , ecco la giudiziofa oifervazione del Garampi alla pag. 88. » Grimoaldus rupto foederis pa£lo , Caroli nomen in Aureis fuis » infcribere neglexit, tanquam perduellis habitus eft ; quo crimine »> nunquam fummos Pontihces ab Imperatoribus accufatos fuifl'e le-» gimus, etiì non nunquam eorum nomen in fuis Nummis prse-» termiferint « . In un Concilio tenuto a Ravenna tra le rendite del facro Palazzo Lateranenfe, come di cofa certamente antica, Giovanni Vili, al Canone XV. fa ancora menzione della moneta Romana. E Gregorio V. tra i diritti Signorili, che egli conceffe a Girberto Arcivelcovo di Ravenna, vi pofe ancora il diritto della moneta: Donamus libi, tuceque Ecclejicc dijlriclum Ravennatis Urbis, ripam integram , monetarti &c. Intorno al Diploma di quelita concef-fìone, ed alla Lettera 2. di Gregorio V. vedi il Tommafini parte 3. lib. 1. cap. 30. §. 10. e tra gli altri eruditi Autori il chiariffi-mo Ottaviano Gentili, De Patriciis, lib. 3. cap. 8. Varie altre ri-fleffioni su 1’ antico diritto delle monete Pontificie fa il diligentif-iìmo Autore, lodato di fopra, Giufeppe Garampi, che poffon vederli preffo il medefimo, non eiìèndo quello luogo di far lunga diceria , per confutare ciocché di pafìaggio , e con piccole con-ghietture dice il Muratori nel corfo dei fuoi Annali, nei quali per altro, fe in alcuni luoghi parla con qualche durezza, in molti altri difcorre con molto decoro della Sede Apoftolica , e de i Papi, fpecialmente in quello Tomo, nel quale di quali tutti fi parla con gran lode. Tutto 1 abbaglio del Muratori condite nel fiilema, che, ile* come