Anno DCCLXXXVII. ,9i del Ducato di Benevento. Arrivò Carlo M?gno coll’efercito fuo fino a Capua, e Tarmata cominciò a Stenderli per quelle contrade, mettendo tutto a Tacco. Era in queiti tempi Arigifo ( per attediato di Erchemperto (a) Scrittore del Secolo lufìeguente ) in rotta co (a) Erchim-i Napoletani, Popolo, che Tempre fi Talvò dal dominio de’Longo -bardi, e fu Tolito ad avere i proprj Duchi, ed a ftare unito co' Gre- Rer, itailc~ ci, talvolta con lega, e per io più con fuggezione , e dipendenza. Conchiufe tofto pace con efli Napoletani Arigifo, per non averli contrarj in quel frangente, con accordar loro alcuni beni nella Li-buria . Quindi li diede alla difefa, e fe crediamo ad effo Erchemperto, per un tempo ancora fece gagliarda renitenza, benché gli Annali de’Franchi nulla dicano di battaglie, nè d’affedj.Ma feor-gendo le lue forze inferiori al bifogno, dopo aver lafciato ben guarnita di gente e di viveri la Città di Benevento, allora Capitale del Ducato, molto popolata e ricchiflima , fi ritirò a Salerno, Città maritima e forte, per potere in calo di necelìità metterfi in falvo per mare, e maggiormente la fortificò con torri ed altri ripari. Inviò pofeia a Capua 1’ altro fuo Figliuolo , chiamato Grìmoaldo a chfeder pace, offerendo fommeffione, danari, e molti ortaggi, fra’quali gli fteili fuoi Figliuoli. L’Anonimo Salernitano (¿) mif- 0^Anonym-chiando una mano di favole, ch’io tralafcio , in queiti avvenimen- p ]rnj“™s2. ti, fcrive, aver egli Spedito anche molti Vefcovi al Re Carlo, per Rer. Italie. implorar mifericordia : il che non è inverifimile. Allora Carlo Magno, confiderando, che Tarebbe coftato non lieve fatica e tempo il pretendere di più: e che dal continuar la guerra ne Seguirebbe la diftruzion delle Chiefe e de i Monifteri; e forfè che i Greci confinanti al Ducato Beneventano con alcune Città maritime della Calabria, e colla Sicilia avrebbono potuto entrare in ballo , e prendere la prottzion di Arigifo: fi piegò ad accettar la pace. Le condizioni furono, che Arigifo continuaffe ad effere Duca, ma con Subordinazione al Re d’Italia Tuo Sovrano, Siccome fu tifato in addietro fotto i Re Longobardi, e con obbligarfì al pagamento di un’ annua penfione, che fu di fette mila Soldi d’oro, per attestato di Eginardo (c). Per Ticurezza della promefla diede egli dodici ortaggi al Re Carlo, e quel che più importa , gli diede ancora Grimoal-^fs,n-do, & Adelgifo fuoi Figliuoli. Tante poi preghiere fi frappofe- nai^LiAn-ro, $he Adelgifo fu rilalciato in libertà “ ma per conto di Grimoal- nv~- 8l*-do, gli convenne andare fino ad Aquisgrana, dove dopo quefta imprefa, e dopo aver celebrata la Pafqua in Roma, fi trasferì quel Monarca. Attefta in oltre fercnempcrto, che Arigifo fu costretto a