158 Annali d’ Italia! (a) ?fafcn- nei- fuddetto Concilio. OiTervò il Cardinal Baronio (a) , che eiìeft- Jogio. “rtyr° intervenuto Anafiafio Vefcovo di Pavia in queir’Anno al Concilio Romano , di cui parleremo , non potè per confeguewte efler allora Damiano Vefcovo di Pavia. Saggiamente rifpoiè a quefta dif-ficuità il Pagi , che quella Lettera dovette eflère fcritta da Damiano tuttavia Prete . Ma perciocché egli da lì a non molto fuccedet-te ad Anaftaiìo nella Cattedra di Pavia, però con un lecito ancro-nismo potè Paolo appellarlo Vefcovo di Pavia . Furono anche celebrati de i Concilj in Francia, e in Inghilterra per quefta medeiìma cagione. Ma il più celebre e numerofo fu il tenuto in Roma da Papa Agatone nel Martedì di Pafqua a dì 5. d’Aprile dell’Anno corrente, in cui furono deitinati i Legati della fama Sede al Concilio Se-fto Ecumenico , che s avea da tenere in Coftantinopoh . Eiìfte ne gli Atti del medeiìmo Concilio Generale la proliiTa Lettera del Papa a Coflantino maggiore Imperadore , e ad Eraclio e Tiberio Augu-fli di lui Fratelli, in cui è fpofta la credenza della Sede Apoftoli-ca, e di tutte le Chiefe dell’ Occidente intorno alle due Nature unite, ma non confufe -, in Crifto , e alle due Volontà diftinte, ma non difcordi. Ed è fpezialmente da notare, che il Papa fa l’cufa per aver mandato de i Legati, quali fecondo il difetto di queßi tempi, e la qualità di una Provincia fervile s erano potuti trovare, cioè Abondanqio Vefcovo di Paterno , Giovanni Vefcovo di Porto, e Giovanni Vefcovo di Reggio in Calabria , Legati del Concilio Romano ; e Teodoro , e Giorgio Preti , e Giovanni Diacono , Legati del medefimo Papa. Imperocché ( dice effo Pontefice ) qual piena Scienza delle divine Scritture fi può ritrovar in perjone pofie in medio Gentium , e che colla fatica delle lor mani Jono ¿frette a procaccia/fi il pane giornaliere ? Il che ci fa intendere l’ignoranza e la depreiìion delle buone Lettere, già introdotta in Italia per 1’ occupazione fattane da i Longobardi » Ma non fegue per quefto, che mancaile nelle Chiefe d’Italia , e maffimamente nella Romana, Maeftra dell’altre, la fcienza della vera Dottrina di Crifto. Perciocché iìccoxne foggiugneil fanto Pontefice , la Sede Apoftolica , e le altre Chiefe fapevano e tenevano falda la Tradizione; e ié non erano gran Dottori per difputare e parlar con eloquenza e pura Latinità, pure ftudiavano ed imparavano ciò , che già i Santi Padri aveano fcritto intorno a i Dogmi della Fede: il che folo è fempre ballatole bafterà per impedirle nafcenti Erefie, e per atterrar le già nate : benché fia fempre da deiiderare , che nella Chiefa di Dio abbondi iniìeme coir Eloquenza e