Anno DCCLXIX. Carlo Magno, e alla Regina Berta iùa Madre, cioè l’Epiftola Quadragefima fella del Codice Carolino, in cui aflai differentemente parla di queflo fatto. In ella gli notifica, che il nefandifTimo Crittoforo, e il più che malvagio fuo Figliuolo Sergio, unitiiì con Dodone Meffo del Re Carlomanno, aveano congiurata la morte dello fleffo Pontefice. A queflo fine erano entrati violentemente coil’armi nella Bafìlica Lateranenfe , ove egli fedeva, tentando di levarlo di vita -, ma che Dio l’avea falvato dalle lor mani, mercè l’aiuto ancora del Re Defìderio , capitato a Roma in quelli tempi , per trattare di diverfe Giujìizje di San Pietro. Che chiamati i due fuddetti al Vaticano, non folamente aveano ricufato d’andarvi, ma eziandio in compagnia di Dodone e de’Franchi del loro fegui-to, s’erano afforzati nella Città, con chiudere le porte , minacciare il Papa, e impedirgli 1’entrata in Roma. Che veggendofi eglino finalmente abbandonati dal Popolo, per neceffità erano venuti a San Pietro, dove il Papa con fatica gli avea difefi dalla moltitudine , che voleva ucciderli. Ma che mentre penfava di farli introdurre nella Città per falvarli, erano loro flati cavati gli occhi, ma fenza faputa e confentimento dello fleffo Papa, che chiamava Dio in teflimonio della verità. Però aflìcurava il Re Carlo, che fe non era l’afTiflenza del Re Defìderio, effo Pontefice correva pericolo di perdere la vita, con dolerfì acremente di Dodone, che in vece di effere in aiuto fuo, come ne avea l’ordine dal fuo Re, gli avea tramata la morte, e con perfuaderfi, che Carlomanno disapproverebbe il di lui operato. Soggiugne in fine, effere feguito accordo fra effo Papa e il Re Defìderio, e di avere interamente ricevuto le Gìuftìfic appartenenti a San Pietro: del che ancora gl’inviati del medefìmo Re Carlo gli darebbono buona contezza. Così in quella Lettera. Ma il Padre Cointe ne gli Annali facri della Francia, feguitato in ciò dal Padre Pagi, fu di parere, che quefla foffe fcrit-ta per forza dal Papa, mentre egli era quivi detenuto dal Re De-fiderio, e che per confeguente non le lì debba preflar fede , ma bensì alla relazion di Anaflafìo. Intorno a che hanno da offerva-re i Lettori, non fufiìflere primieramente il fuppofto del Cointe circa il tempo, in cui fu fcntta quella Lettera. Certo è, che il Papa la fenile dopo terminata quella feena , e dappoiché fi trovava in tutta fìcurezza, ed erano flati accecati Crifloforo e Sergio: il che per atteflato del medeiimo Anaftafìo accadde, effendo già tornato il Papa in Roma, e fenza più abboccar^ col Re Defìderio. Però indebitamente fi pretende forzato il Papa a fcrivere quella Let- Y 4 tera,