Anno DCXXI. come oggidì ; nè i Figliuoli poteano pretendere la fucceffione in ef-fi . Se vi fuccedeano ( cofa, che cominciò comunemente a praticar- ii , qualora i Figliuoli erano capaci di governo, nè aveano demeriti ) ciò_proveniva da mera grazia ed arbitrio del Re Sovrano. Rara cofa nondimeno è , che due Duchi governaiìero un folo Ducafo; e fé non ave/limo la teftimonianza di Paolo Diacono, che tutti e due que’ giovani follerò Duchi del Friuli, fi ¿tenterebbe a crederlo. Certamente Fredegario (a) non riconofce per Duca del Friuli fé non (a) Frtdtga-Tafone, benché per errore il chiami Duca della Tofcana. Vedre-'7“' in Chr" mo ben col tempo due Duchi nello {leffo tempo di Spoletij maque- C“F' 9‘ ilo non fu rarità per conto di quelle contrade , perchè allora quel Ducato fi troverà divifo in due , l’uno di quà , e l’altro di là dall’ Apennino.' • Anno di Cristo dcxxii. Indizione x. di Bonifazio V. Papa 4. di Eraclio imperadore 13. di Adaloaldo Re 8. L’ Anno XI. dopo il Confolato di Eraclio Augusto. DIe.de in quell’ Anno principio alla guerra di Perfia l’Impe-radore Eradio. Solennizzato il giorno di Pafqua, che cadde nel dì 4. d’ Aprile, raccomandati eh’ ebbe pubblicamente nel fe-guente Lunedì i fuoi Figliuoli a Sergio Patriarca , ai Magillrati, e al Popolo (¿>) , e deputato Governatore di Coftantinopoli Buono, ( ^ j T/ieo„ o fia Bonofo Patrizio, uomo di gran fenno e prudenza, andò a tro-phanes in var 1’ Armata , e fi mife in viaggio coll’ Imperadrice Martina, dif- x™le0rrus pollo d’andare a cercare i Perfinni. ScriiTe a Cacano, cioè al Re de’ in Bnviar. gli Avari, pregandolo di voler effere tutore di Eraclio Cojlantino Auguilo Tuo Figliuolo , e di voler anche fpedir gente in foccorfo del Romano Imperio. Credo io ciò fatto per un tiro di politica, più toilo che per qualche fidanza in quello Principe barbaro, che la fperieji-za avea già fatto conofcere per un volpone ed infedele. Tale fi pro-, vò ancora di nuovo da lì a qualche tempo. Giunto che fu Eraclio Auguilo a Cefarea, andò a trovar Cnfpo General del Armi fue (per quanto abbiam da Zonara (c) ) il quale eilendo, ofingendo£c d’ effere malato , non gli andò incontro, non gli fece fegno alcuno d’offequio, anzi nel ragionamento gli rifpofe con grande arroganza . Tutto dillimulò il laggio Imperadore per allora , e fi diede alla