Anno DCLXV. territorio , è quivi fi accampò . Era Principe fagace , e fapea le furberie delia guerra. Un dopo pranzo fingendomi panico terrore, levò aU’improvvifo il campo, e ritiroiìi con lafciar indietro le tende , e buona parte del bagaglio, e fpezialmente una quantità pro-d giofa di cib.i e vini di buon polfo . Caddero i Franzefi nella rete. Accortili delia di lui fuga , diedero il facco al campo , e trovato si buon preparamento di mangiare e di bere, fecero gran gozzoviglia, e li abboracchiarono in maniera, che quali tutti ubbriachi fi diedero in preda al fonno . Ma non fu fi torto paifata la mezza notte, che Grimoaldo voltata faccia, quando men lei credeano, venne a fra loro pagar lo fcotto. Tanta llrage ne fece , che a pochi riufcì di portar falva la pelle alle lor caie. Il Luogo, dove fegul quello macello de’Franchi , Paolo Diacono fcrive, che a 1 fuoi dì fi appellava Rio, ed era poco lungi dalla Città d’Arti. Stava intanto Tlm-perador Cofìante in Siracufa. S’erano a tutta prima immaginati i Siciliani, che la buona ventura forte venuta a trovarli in mirando piantata la Sedia Imperiale nella lor Ifola . Si difingannarono ben torto . Io non so , le perchè quello Principe era d’inclinazion troppo cattiva , o pure perchè la neceilità 1’allrigneffe, per non poter tirare da Collantinopoli e dall’Oriente alcun danaro e fuffidio pel grandiofo fuo mantenimento, egli fi delle a fardello infopporta-bili avanie a que’Popoli. Sì Anallafio (a), che Paolo Diacono (b) (a) Anajiaf. ci ai&curano , aver egli talmente afflitti gli abitanti e pofieflori de’ ^ V‘pJuiu's beni nelle Provincie di Calabria, Sicilia, Sardegna , ed Affrica Dìac. i. $. con gabelle, capitazioni, e viaggi di navi, che non s’eraame-^' "• moria d’uomini fimil flagello giammai patito. Reftavano fepara-te le mogli da i Mariti, i Figliuoli da i Genitori; in una parola arrivarono tant’oltre i malanni, che non reftava più fperanza di poter vivere alla gente. Nè già andarono i Luoghifacri efenti da quella tempella, perch’ egli lpogliò tutte le Chiefe de’loro facri vafi, e de’loro teiòri. Teofane (c) , tuttoché Autor Greco, nota anch’egli, forfè fotto 1’Anno precedente, tanti ertere fiati gli ag- chronog. gravj de’poveri Siciliani, che molti dilperati fcappando andarono a filìàr la loro abitazione a Damafco: il che a taluno potrebbe fem-brar cofa ftrana , perchè 1 Saraceni fignoreggiavatio in quella Città. Ma que’Popoli non fi attentavano più a dimorar in paefe, dove comandalle un sì fcellerato non Imperador, ma Tiranno. Tomo IV. Anno