(a) P.ittius Dcac. lib. 4. c.ip. 23. ro Annali d’ Italia. Non era certo padrone di tutta l’Italia il Re Agilolfo ; ma pof-fedendone la maggior parte, credette di poterfene attribuire l’intero dominio. Il dono poi di quella Corona ( non lì sa quando, da lui fatto a San Giovanni Batiila di Monza ) verifirmlmente appartiene a quel tempo, in cui, fecondo l’atteitato di Paolo Diacono, egli aveva abbracciato il Cattolicismo per le perfuaiioni della piiS-luna Regina Teodelinda fua Moglie. Oltre alla Baiìlica di San Giovanni Batilta fece fabbricar eiTa Regina in Monza il fuo Palagio, nel quale eziandio ordinò, che iì dipigneiTe alcuna delle impreie de’Longobardi. Paolo Diacono (a), che a’fuoi dì offervò quelle pitture, raccolfe dalle medeiìme , qual folle anticamente l’aipetto, e la forma del vellire de’Longobardi. Cioè fi radevano la parte deretana del capo; e gli altri capelli li dividevano Sulla fronte, lafciandoli cadere dall’una parte e dall’altra del volto fino alla dirittura della bocca . Nulla dice Paolo delle loro barbe, ma quelle è da credere, che le portaflero, e ben lunghe, tenendo egli, che da effe prendeiTero il nome di Longobardi. Portavano poi le velli larghe , e mafiìmamente fatte di tela di lino, come Solevano in quelli tempi anche gli Anglo-Saffoni, e adornavano effe velli con delle lille o livree larghe, teffute di vari colori. Le loro Scarpe erano nella parte di Sopra aperte fino all’ eilremità delle dita, e quelle fi ferravano al piede con delle itrin-ghe di pelle allacciate . Aggiugne il fuddetto Storico, che i Longobardi cominciarono di poi a portar de gli ilivali di cuoio, ufan-do ancora, qualora aveano da cavalcare, di tirar Sopra effi llivali altri Stivaletti o borzacchini di panno o di tela di colore rollicelo: il che efiì aveano appreSo da gl’italiani. Seguitava intanto la guerra Sra i Longobardi e i Greci in Italia, perchè Sdegnato Sorte Agi-lolfo per la prigionia della Figliuola e del Genero, non voleva aS-coltar parola di pace. Ottenne egli pertanto in quell’Anno un rinforzo di Soldati Sciavi, o fia Schiavoni, che Cacano Re degli Avari in virtù della Lega gli mandò; e con tutto il Suo sforzo intrapre-fe l’affedio di Cremona, Città, che s’era mantenuta finora alla divozion dell’ Imperadore. Nel dì 21. d’Agoilo ne divenne egli padrone; e forfè perchè da quella Città era venuta la gente, che fece prigion la Figliuola; o pure perch’effa Città, polla nel cuore de gli Stati Longobardi, avea loro in addietro recate molte mo-leltie: con barbarica vendetta la Spianò fino a i fondamenti. Quindi pafsò lotto Mantova, Città riprefa da gl’imperiali al tempo di Romano Efarco; e con gli arieti fece tal breccia nelle irlura, che la