fìccome ho dimoftrato altrove (a) . Erano capitati a Pavia nel Me- (a)A mi quìi. fé avanti i mercatanti Veneziani , gente , che più d’ ogni altra at-tendeva allora al commercio , ed aveano portato di Levante una gran copia di galanterie , e fpezialmente delle ilofl’e , e tele ricamate , e delle pelli fine . Corfero toilo i Cortigiani di Carlo a provvedetene con quell’ anfietà , con cui i mal accorti Italiani corrono oggidì a comperare i bijoux, e le iloffe oltramontane e foreiliere, e fecero poi bella comparfa con quegli abiti. Venuto un dì di fella dopo la Meffa il Re volle andare con eifi Cortigiani alla caccia, ed era tempo freddo e piovofo . Que’ fontuofi abitini tutti bagnati dalla pioggia e maltrattati dal bofco , iì trovarono la l'era lacerati, e ridotti in peifimo flato, fpezialmente dal fuoco, a cui corfero que’ nobili Cacciatori per rifcaldatfi. Volle Carlo la mattina feguente , che compariiTero con quelle medeiìme velli così guaile , ed allora dimandò a que’ vanarelli, qual abito foffe più utile , e preziofo : il fuo , che gli coilava un foldo, ed era reilato bianco ed illefo , o pure que’ loro pagati sì caro, e che a nulla più fervivano ? Furono di parere i Padri Cointe , e Pagi, che in queiì’Anno il medefimo Pontefice fcriveife al Re Carlo la Lettera Quadragefi-ma nona del Codice Carolino con efprimere l’afflizion fua , perchè dopo le Speranze a lui portate da Filippo Vefcovo , e da Megifio Arcidiacono , ch’eifo Re Carlo farebbe colla Regina Ildegarde venuto a Roma avanti la Pafqua per dare il contento al Papa di tenere al facro Fonte, Filium , qui nunc vobis procreatus efl\ s’avvicinava già il dì di Pafqua fenza fentore alcuno del loro viaggio. Crede il Padre Pagi, che quello Figliuolo di Carlo Magno fia Car-lomanno , appellato pofcia Pippino , che fu Re d’ Italia , e eh’ egli nafceife in quell’ Anno . Ma non par molto probabile , che fe qui fi parla di Pippino egli nafceife nell’ Anno prefente , riflettendo alla Data di quella Lettera , fcritta prima del dì 23. di Marzo , in cui cadde la Pafqua, e al tempo necelfario al viaggio de’fuddetti inviati, e all’improbabilità di condurre in Meli di verno a Roma un Principino poco fa nato. Comunque fia, non fappiam bene , fe al prefente Anno appartenga la predetta Epiilola Quarantèiima nona . Certo è bensì, che nella medefima Papa Adriano fa nuove illanze per 1’adempimento delle pròmelle : dal che finora egli s’era attenuto . Aggiugne le ieguenti parole : Et fìcut temporibus beati Sylvefiri Romani Pontificis , a /anche recordationis piissimo Confi aliti no magno Imperatore , per ejus largitatem [ancia Dei Catholica & Apofiohca Romana Ecclefia , elevata , atque exaitata efi , & potè fia-Tomo IV*. A a