Anno DCLXXIX. i59 za e coll’Erudizione quella Teologia, che può rendere ragione de i Dogmi, di cui. furono sì ben provveduti i Santi Padri. In fatti la Lettera Smodale, fcritta dal Papa e dal Concilio , contiene un nobile e vailo apparato di quel , che avevano dianzi fcritto i Santi Padri intorno alla Quillione delle due Volontà ; e quella principalmente fervi a condennare nel General Concilio il Monoteismo . Al Romano Concilio intervennero cento e venticinque Vefcovi d’Italia e Sicilia , e fra quelli i Metropolitani di Milano, Ravenna , e Grado . Era allora Arcivefcovo di Ravenna Teodoro , di cui fparla forte nella di lui Vita Agnello Ravennate con dire (a) , eh’ 00 Agneii. egli tolfe al fuo Clero la Quarta delia Chiefa, cioè la quarta parte I'^1VCE^C' di tutte le rendite della Chiefa di Ravenna, dellinate fecondoi Ca- Tom. li. noni al mantenimento de i lacri Miniilri, inducendoli a contentarfiRer- ltalic‘ d’ un annuo regalo. Abolì ancora le confuetudini dell’Arcivefcovo Ecclejìo, e fraudolentemente abbruciò tutte le Carte, che ne parlavano . Irritatoli Clero da quello mal trattamento, nella Vigilia del Natale fegretamente pafsò tutto a ClaiTe con penfìero di celebrar ivi i facri Ufizj, e di non voler più riconofcere per Pallore chi da loro era creduto un Lupo . La mattina per tempo mandò l’Arci-vefeovo ad invitare il Clero, perchè intervenilì'e alla Cappella, che iì dovea tenere nella gran Fella . Niuno fe ne trovò . Udito, che s’erano ritirati a ClaiTe nella Bafìlica di Santo Apollinare, fpe-dì colà de i Nobili per placarli, e ricondurli. Proruppe il Clero in lamenti e lagrime , e flette Taldo nel Tuo propofito. Difperato l’Ar-civeTcovo per quello TcabroTo avvenimento , ricorTea Teodoro Patrizio ed ETarco , pregandolo d’interporli per la pace . Mandò egli a Claffe a tal effetto alcuni de’fuoi Ufiziali, ma inutilmente v’andarono . Il Clero più rifoluto che mai fi lafciò intendere , che fe fino a Nona Santo Apollinare non provvedeva , voleano ricorrere a Roma. Portata quefla nuova all’Arcivefcovo Teodoro, tanto più crebbe la Tua paura, e quafi buttatoli a’ piedi delTETarco, lo feon-giurò di voler egli in perTona portarli a Claffe per ammanTare il Clero , e ridurlo alla Città. Fece toflo TETarco infellare i Cavalli, e ito a Claffe , con sì buone parole e promette di correggere gli abufi, loro parlò, che gl’induffe a ritornare in Ravenna, dove fi cantò la Metta e il VeTpro. Nel giorno Teguente poi tanto fi adoperò, che convinto T Arcivefcovo rilaTctò al Tuo Clero tutte le rendite, onori, e dignità loro Tpettanti fin da’tempi antichi, e fi flabilirono varj capitoti di concordia, che durarono lotto ancora gli Arcive-fcoYi Tuffeguenti, Aggiugne il medefimo Storico , che poco dopo T Arci-