Anno DCLXXXVII. \~j^ e quivi Seppellito, Siccome di Sopra ci fece fapere Agnello, anti-chifìimo Storico delle Vire de gli ArciveScovi Ravennati : l’Impe-rador Giujìiniano in andò ad efercitar quella carica Giovanni Patrizio per fopranome Platyn . Arrivò egli a Ravenna , vivente ancora Papa Cottone . Trovavafi infermo quello Pontefice, e Pasquale Arcidiacono, che anfava dietro al Papato («) , lpinto dalla eie- (a) Anafitf. ca lua ambizione , inviò incontanente perfona Segreta a queilo m\o-lbldem' vo Efarco , per averlo favorevole nell’ elezione , con ; adoperar’ anche il poflente incanto dell’oro, maledetto per altro in sì fatte oc-caiioni . Non ci volle di più, perchè Y Efarco mandaffe ordine agli USziali da lui deputati al governo di Roma, affinchè dopo la morte del Papa efTo Arcidiacono veniiìe eletto. Pertanto effendoiì ratinato il Clero e Popolo per eleggere un nuovo Pontefice, i voti di una parte concorfero nella perfona di Pafquale -, ma quelli d’un altra voleano Papa Teodoro Arciprete. Quindi nacque un gagliardo Scisma . Fu più diligente'Teodoro , ed occupò la parte interiore del Palazzo Patriarcale Lateranenfe ; PaSquale fi fece forte nella parte eileriore , e cadaun partito cercava la maniera di prevalere all’altro. Allora i più faggi fra i Romani, cioè i principali pubblici Mi-niftri , ed Ufiziali delia Milizia , e la maggior parte del Clero con una copiofa moltitudine di Cittadini mal ¿offrendo quella Scandalo-fa» divisione e gara , unitili infieme Se n’ andarono al facro Palazzo, e quivi lungamente confultarono intorno alla maniera di provvedervi ; e la rifoluzione fu di eleggere un terzo . Pero’tutti d’accordo eleifero Sergio , oriondo da Antiochia, e nato in Palermo , allora Prete e Parroco di Santa Sufanna alle due Cafe;e prefolo di mezzo al Popolo , il menarono nell’Oratorio di S. Cefario Martire , che era in effo facro Palazzo , e di là con grandi acclamazioni per forza V introduffero nel Palazzo dal Laterano. Appena fu egli entrato, che Teodoro Arciprete fi quetò, e corfe a fargli riverenza , e a baciarlo . Non così Pafquale Arcidiacono . Re-fiflè quanto potè , e per forza in fine pieno di confufione andò a riconoscerlo per fuo Signore . Ma intanto egli aveva fpedito fegre-iamente avvifo , di quanto fuccedeva , all’Efarco Giovanni, Scongiurandolo di venire a Roma , perchè fi luiìngava di poter carpire coll’aiuto di lui quella Dignità, di cui, per ie macchine Simoniache , era più che indegno. Andò in fatti l'Efarco a Roma, e così celatamente, chela Milizia Romana non ebbe tempo d’ andarlo ad incontrare al luogo folito, ed appena ufeita da Roma il vide comparire. Vedendo l’Efarco di non potere fmuovere il confenfo di tut-