5} 6 Annali d’ Italia. fuoi Figliuoli. Impetrarono i Legati , che Sicone entraffe folameii* te nel giorno appreiTo nella Città; ma non v’entrò già egli mai, perchè nella notte ileiìà i Napoletani alzarono bravamente nella parte fmantellata un nuovo muro , e fui far del giorno comparvero l'opra d’effo coll’armi più che mai rifoluti di culènderfì. L’Anemiari m° Salernitano (a) aggiugne , che fu inviato Orfo, eletto Vefcovo nitan. P. 2. di Napoli, ad implorar mifericordia e pace da Sicone, il quale, edìt. Peregr. cedendo alle efortazioni e preghiere del Prelato , venne ad un accordo . Cioè fi obbligò il Duca Napoletano di pagare ogni anno tributo al Principe di Benevento . Abbiamo in oltre dal prefato Salernitano , che Landolfo feniore Conte di Capua per ordine d’elio Sicone fabbricò una nuova forte Città nel Monte Triflii’co non lungi dalla medefima Città di Capua . Fu pregato Sicone di venirla a vedere, e giunto colà chiefe parere a’ fuoi Baroni, qual nome fi poteffe porre a quella nuova Città. Tutti ad una voce rifpofero Si-copoli, fuorché uno, il qual difie : più t elio che Sicopoli, chiamiamola Kebeliopoli. Montò in collera Sicone a quello motto , e gli dimandò, perchè pariaife così. Perchè, dille colui, dappoiché i Capuani hanno un Luogo sì ben fortificato , dureran fatica ad ubbidirvi ; e quello vi fuccederà, quando non fi formi una buona lega d’ animi fra i Beneventani e Capuani col mezzo di varj Matrimonj. Non cadde in terra quello avvertimento; e Sicoiie da lì innanzi procurò varie parentele fra que’due Popoli. A Sicone defunto fuccedette nel Principato di Benevento Sicardo fuo Figliuolo , già dichiarato fua Collega , Principe, al dire d’Erchemper-co , anch’ elio divoratore de’fuoi Sudditi. L’Anno fu quello, in cui fi vide una fcandalofa rivoluzion di {lato, che non fi può rammentar fenza orrore, e fenza dbbrobrio della Francia , e di que’tempi. Tornarono peggio che prima a rivoltarli contro Y Impcrador Lodovico i fuoi tre maggiori Figliuoli Lottario , Pippino , e Lodovico. Le cagioni di sì fatti abbominevo-!i movimenti non fono ben regillraie da gli Storici. Per quel eh’ ¿¡2 ^dFconi- i° credo, e per quanto fi può dedurre da Agobardo (¿), celebre parat. utn- Arcivefcovo di Lione, l’invidia e gelofia di Stato rimife Farmi in ufq. Regi- man0 a que’Principi dimentichi della riverenza dovuta ad un Padre. Si lafciava pur troppo il buon Imperadore menar pel nafo dall' Imperadrice Giuditta loro matrigna, £ fi può in parte prellar (c'j Pafcha- fecle a quanto di lei in quello propolito lafciarono fcritto Paicafio fuis Ratber- Ratberto ( c ), ed Agobardo. Le mire dell’ambizrofa Donna ten-de vano tutte ad ingrandir l’unico fuo Figliuolo Carlo ; e in quell Anno