Anno DCCXX IX. t,57 rarfi (blamente ventiquattro Stadj fuor di Roma nella Campania ; e che venendo, o mandando poi eSTo Auguilo , farà fol battaglia co i venti. QueSto ci fa intendere , che i confini del Ducato Beneventano , poffeduto da i Duchi di Benevento, erano dittanti fola-mente poco più. di tre miglia dalla Città di Roma perla parte del'la Campania ; e però in pochi paffi poteva trasferirli il Pontefice in paefe , dove non iì Stendeva il braccio dell’ Irnperadore . Sembra nondimeno incredibile, che arrivaffe così vicino a Roma il dominio de’Longobardi . Camillo Pellegrino ( a ) dubitò , che foffe fcorret- g) Camit{-to il tetìio Greco, o pure, che le tre miglia fuddette fi debbano com- ¿r&^Du-putare dal confine del Ducato Romano fino alla prima Fortezza de’cat. Bene-Longobardi. A noi mancano le memorie per decidere queito punto. In queit’Anno , per quanto io vo conghietturando , ricuperarono i Greci la Città di Ravenna - Leggefì una Lettera , a noi conservata da Andrea Dandolo ( b ) , rapportata dal Baronio, e da al- (b) Dandui tri, in cui Papa Gregorio Scrive ad Orfo Duca di Venezia elTere fla- Chon“u ta prefa la Città di Ravenna, Capo di tutte , a nec dicendo, geme UaiL Longobardorum, e fapendoiì , che 1’ Efarco noliro Figliuolo dimora in Venezia, però gli comanda d’unirSì con lui a fine di rimettere fotto il dominio de' Signori nojìri Figliuoli Leone e Coftantino grandi Imperadori quella Città . Non può negarli, queSta Lettera ha tutta la patina dell’ antichità; e pure io non lafcio di aver qualche dubbio intorno alla fua legittima origine . Quefto , perchè ho pena a perfuadermi, che quel faggio Papa nelle circostanze di queiti tempi poteiTe chiamar la Nazion Longobarda nec dicendam ( lo SteSTo che è dire nejandam ) titolo , che Si dava a i Saraceni, e che fu anche dato a i Longobardi, allorché su i principi erano crudeli, nemi- . ci fieri di Roma , ed Ariani. In queSti tempi noi fappiamo , che tutti profeSTavano la Religion Cattolica, erano Figliuoli, come gli altri della Santa Chiefa Romana, e gli abbiam veduti protettori del fommo Pontefice contro le violenze dell’ Irnperadore ; e fenza l’aiuto d’eSTi il Pontefice Gregorio reftava preda del facrilego furor de’ Greci . Come mai un sì avveduto Pontefice potè fparlare in tal forma de" Longobardi ? Aggiungali, che non lì può sì facilmente concepire tanta premura del Pontefice in favor dell’Efarco rifugiato, come ivi fi dice, in Venezia . Se s’intende di Paolo Efarco , cortui per attellato di AnaStalìo era fcomunicato , e poi fu uccifo dai Ravennati. Se di Eutichio , anch’egli per aSTerzion del medesimo Storico era fcomunicato , e in disgrazia del Pontefice, e toccò dipoi, ficcome vedremo , al Re Liutprando di rimetterlo in Tomo IV. R fua