Anno DCCLXXXVIII. 403 i Popoli d’Italia, e i Franchi,- e feguirono in tutti s due que’Luo-ghi de i fieri combattimenti, ne’quali reftarono rotti e pofti in fuga que’Barbari. Tornarono coftoro con altre forze per far vendetta contra de’Bavarefi, ma per la feconda volta furono fconfit-ti e reipinti, con lafciare fui campo una gran quantità di morti, fenza quelli, che s’affogarono nel Danubio. A queft’ Anno pertanto fon iod’avvifo, che appartenga una notizia, a noi conservata da un Documento Veronefe, che fu pubblicato dal Panvinio, e pofcia dalPUghelli (a). Raccontali quivi, che a’tempi di Pip-(a) Ugheit. pino Re d’Italia quando egli era tuttavia fanciullo , gli Unni, con altro nome chiamati Avari, fecero un’irruzione in Italia, per ven- in Epijcop. dicarfi dell’ efercito Franzefe, e del Duca del Friuli, che fpeffo fa* Vetonxnfé. ceano delle fcorrerie nella Pannonia, fignoreggiata allora da efli Unni. Di ciò avvertito il Re Carlo, ordinò tolto , che fi rimettef- fero in piedi le fortificazioni di Verona, per la maggior parte fca- dute . Fece rifar le mura, le torri, e le foiTe tutto all’intorno d’ effa Città, e vi aggiunfe una buona palizzata. Lafciò ivi Pippino (uo Figliuolo, e Berengario fuo Legato fu inviato per afliftergli, e difendere quella Città. Potrebbe effe re, che quello Berengario, Padre di Unroco Conte, foffe Antenato di Barengario, che fu poi Re d’Italia, e pofcia Imperadore, ficcome vedremo. In tal congiuntura nata difputa, le toccaife a gli Ecclefiaffici il fare la terza o la quarta parte d’ effe mura, non fi poteva con buon fondamento decidere la controverfia -, perciocché lotto i Longobardi la Città non avea bifogno di riparazioni, baftevolmente munita dal Pubblico ; ed occorrendo qualche rottura, veniva tofto riparata dal Vicario della Città. Fu pertanto rimeffa la decifion della lite, fecondo 1 riti Urani, creduti in quel tempo Religiofi, ma da noi ora conofciuti Superftiziofi, al Giudizio della Croce. Aregao per la parte pubblica , Pacifico per la parte del Vefcovo , amendue giovanotti robulti, il primo de’quali fu poi Arciprete, e l’altro Arcidiacono della Chiefa maggiore, fi pofero colle mani follevate a guiia di Croce, o pure alzate in alto, davanti all’Altare, in cui ii cominciò la Meffa, e fu letto il Paffio di San Matteo. Ma non fi arrivò alla metà cì’effo Pallio, che ad Aregao, o fia Argao, vennero men le forze, e cadde per terra. Pacifico flette faldo fino alla fine del Pallio, e per confeguente fu proclamato vincitore, e gli Ecclefiaffici obbligati folo alla quarta parte di quell’aggravio. Non fi sa nondimeno ben intendere, come Verona foffe in quei!’ Anno sì abbattuta di fortificazioni, quando nell’Anno 773. e 774. Cc 2. fece