474 Annali d’ Italia: è a noi poffibile il chiarir oggidì queili fatti, i quali potrebbe anche darli , che foflero itati efait ti più del dovere da gli Scrittori Franzeiì, per darpiù rifalto alla gloria della loro nazione. Tornato da quefta Spedizione il Re Pippino a Ravenna , pafsò dipoi a Milano, dove forprefo da una mortale infermità cefsò di vivere a gli otto di Luglio in età di foli tentatrè o trentaquattr’Anni : Principe di gran valore , e di non minore ambizione, e Sotto il cui governo l’Italia godè pace, e provò gli effetti d’una ben regolata giuftizia. Il Suo Corpo Su portato a Verona, e Seppellito nella Ba-iilica di San Zenoae , ch’egli fteffo avea fatta magnificamente riedificare infieme con quell’infigne Moniftero . Dal Ritmo pubblicata) Rir. ha- to dal Padre Mabillone , e da me riftampato (a), che contien la Tom2 11'deScrizione di Verona, fatta circa que’ tempi, impariamo, che dilettava!! molto effo Re Pippino del Soggiorno di quella nobile ed allegra Città. Magnus habitat in te Rex Ptppinus pnfjìmus, non oblttus Pietatem , aut recium Judicium . Lo fteffo abbiamo dall’antica Leggenda della Traslazione del Corpo di San Zeno, o fia Ze- (b) Maffò none, pubblicata dal Marchefe Maffei ( b) . Fu effa fatta , quum IflortaDi- Rotaldus, vir attributis per foncé prcefìantifsimus , Pafloralem cu- ram Terornz gerebat, & Pipinus Rex Caroli Magni filius Regnum ltalicum regeóat . Rex vero Vtronam regali fìtu prceduam plus cetcris Urbtbus ddigebat, & cum Epijcopo fìbi dileclo frequens colloquium habebat. Nel Corpo delle Leggi Longobardiche da (c) Rer. me ristampato (c) Se ne leggono Quarantanove Spettanti al mede-pfìì. t. i ^imo l^PP*00 > e pubblicate da lui, come cofta dalla Prefazione , quum adeffcnt tiobifcum fìnguh Epijcopi , Abbates & Comi-' tes , Jeu reliqui Fideles noflri Franci & Longobardi. Buona parte nondimeno d’effe fi poffono credere Coftituzioni o fia Capitolari, mandati da Carlo Magno Suo Padre , acciocché fi pubblicaS- (d) Uid. fiero in Italia. Leggefi parimente una Lettera Scritta (i) dall’Im-pag. n8. perador Carlo dilccitfsimo Filio fuo Pippino gloriofo Regi, in cui dice d’avere inteSo, che alcuni Duchi d’Italia, e i lor Cortigiani, i Gaftaldi, i Vicarj, i Centenarj , ed altri pubblici Miniftri , fic-come ancorai Falconieri e Cacciatori della Corte recavano de gl’ indebiti aggravj al Popolo, e a gli Ecclefiaftici, prendendo ftanza nelle lor caSe , e valendoli de’ loro cavalli, e delie lor carra , con obbligar per forza gli Uomini a lavorar ne’campi loro , ed efiger anche contribuzioni di carne e divino , e commettere altre avanie. Però gli raccomanda, ie ciò è vero , di mettervi rimedio in tutte le forme . Lettera degna di quel Sempre glorioSo e memorando Monar-