Anno DCLII. il buon Paolo Diacono fi contenti di udire, eh’egli fi è ingannato all’ingroffo. Siccome prima d’ora fu diligentemente offervato dal Cardinal Baronio (a), e pofeia dal Pagi (b), non può fufliftere , (a) Baron. che Gundeberga Figliuola del Re Agilolfo foffe prefa per Moglie dal ^¿nfn'nEcc' Re Rodoaldo, perchè ficcome s’è veduto di fopra col autorità di Fredegario Scrittore più antico ( ed anche contemporaneo d’effa {b) Pagius Gundeberga , fe vogliam credere a i Letterati Franzefi ) quefta Prin- nt' aro" cipeffa fu maritata in prime Nozze con Arioaldo Duca di Torino, creato pofeia Re de’Longobardi nell’ Anno 625. Paisò dipoi per at-tellato del medefimo Storico alle feconde Nozze col Re Rotari nell’ Anno 636. e per confeguente non potè effer Moglie di Rodoaldo Re, Figliuolo d’effo Rotari. Certo fi può dubitar dell’età di Fredegario; ma non par già, che fi poffa dubitare della di lui afferzione intorno a i Matrimonj di Gundeberga. E per conto dell’accufa contra la di lei oneilà, e del Duello per cagion d’effa fatto, meglio è attenerli allo Storico Franzefe, che lo dice avvenuto a’tempi di Arioaldo, e non già per imputazion d’adulterio, ma per altro motivo, ficcome abbiam detto all’Anno 629.632. e 641. Circa quelli tempi ( fe pur non fu nell’Anno fùffeguente ) per atteilato di Teofane (c), Pafagnate Patrizio dell’Armenia fi (c)Theopi. ribellò all’Imperador Collante, e fece lega col Figliuolo di Mua- ibidem, via Generale de’Saraceni. Corfe l’Jmperadore a Celàrea di Cap-padocia, per effere più alla portata di foccorrere quel paefe; ma veggendo difperato il cafo, fe nè tornò affai malcontento a Coftan-tinopoli. Abbiamo ancora da Anaftafio Bibliotecario (d) un fatto ì^ìbi^thlcli-’ taciuto da gli altri Storici, ma affai importante per le cofe d’Ita- viu s. lia. Cioè che i Saraceni prima d’ora aveano fatta un’irruzione in Martini. Sicilia, ed ivi fiffato il piede; perlocchè iu fpedito ordine ad Olimpio Efarco d’Italia di paffar con una Flotta colà per ifcacciarne que’ ribaldi. Era tornato dianzi quello Efarco a Roma con fegreta in-cumbenza di mettere le mani addoffo al buon Papa Martino, e certo non tralafciò arte e diligenza alcuna per efeguire l’empio difegno. Ma conofcendo pericolofo quello attentato a cagion dell’amore e rif petto profeffato ad effo Vicario di Grillo non men dal Popolo, che dall’ elercito Romano, andarono a voto le fue trame, ancorché lungo tempo fi fermaife in Roma. Ricorfe in fine al tradimento, e fingendo un divoro deiìderio d’effere comunicato per mano del medeiìmo fanto Papa, fi portò a tal fine alla Meffa (biennemente celebrata da lui in Santa Maria Maggiore . Avea commiffione una delle guardie dell’ Efarco , allorché il Pontefice fe gli accodava per