144 confidente presso la Curia e il re Franco degli intrighi bizantini e longobardi, che erano svolti nel segreto (1). Era nemico dichiarato della politica orientale. A quali gesti il duca si sia abbandonato in questa critica occasione, si ignora. Difficilmente però l’episodio può essere circoscritto a una volgare rappresaglia di origine personale. La studiata reticenza del cronista sembra voler occultare con cautela motivi seri. L’apprezzamento generale dell’ opera del duca Giovanni è nettamente sfavorevole : quem neque scripto neque relatione experti sumus patriae commoda bene tradusse. Dai documenti cioè il diacono Giovanni ricavava che la azione politica non era stata consona all’interesse della patria. Con analoga asprezza è dettato il racconto dell’episodio fatale, che costò la vita al metropolita Giovanni. A tempo opportuno il duca Giovanni spedì a Grado il figlio con forte armata per uccidere il patriarca, e Maurizio in obbedienza agli ordini ricevuti lo giustiziò crudelmente (2). La morte del prelato, commenta il cronista, destò grande dolore nei suoi concittadini, quoniam insons fuerat intèremptus (3). Ingiustamente fu dannato, aggiunge la leggenda (4), in uno strano e confuso racconto, in cui si adombra l’adesione del prelato all’opera maligna di nemici dei Venetici. Ma anche senza interrogare questa (1) Cod. carol., n. 54, in M. G. H., Epist., Ili, 576 ; Documenti cit., I, 54. (2) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 100 : comperta occasione, suum filium Mauricium navali exercitu ad Oradensem urbem, ut domnum Iohannem, sanctis-simum patriarcham, interficeret, destinavit. ubi illuc pervenit, patemis iussionibus optemperare studens, eundem sacratissimum virum crudeliter interfecit. La leggenda (Origo cit., p. 99 sg.) ha grossolanamente contaminato il racconto ed ha mescolato in modo assurdo nomi e gesta di Berengario (Obelerio ?), del patriarca Lupo, di Carlo Magno, dei Venetici, sconvolgendo tempi e cose, il tutto riportando all’età di Obelerio. Naturalmente i nomi dei maggiori responsabili dell’atroce delitto, che costò la vita al prelato, precipitato dall’alta torre del palazzo episcopale, quelli dei duchi Giovanni e Maurizio, non figurano. Una notizia di rilievo è registrata : ai tempi del raccoglitore della leggenda si mostrava il luogo, dove il sacrificio era stato compiuto, e le pietre, sopra le quali era cosparso il sangue del martire. È indice del sopravvivere della leggenda elaborata traverso i secoli. (3) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 100 : cuius mors maximum dolorem suis reliquit civibus, quoniam insons fuerat interemptus. (4) Origo cit., p. 100 : iniuste illum dampnatus est.