53 6 Annali- d’ Italia. cando di fede a Dio, e all’Augufto fuo benefattore. Digniilìma ancora di memoria, e non fenza ragione, parve a gli Scrittori d* allóra l’introduzione in Occidente di fargli Organi da fiato. Fin-quì era ftata riftretta ne’Greci, che forte fe ne gloriavano ; e chi volea de gli Organi anche in Italia , li iacea venir fatti di colà . Fin dall’Anno 757. Cofamino Jmperador de’ Greci ne inviò uno in dono a Pippino Re di Francia; e quefto fonato empiè di maraviglia i Franzefi . Noi avvezzi a udir sì fatte ingegnoiìifime macchine , non ce ne ftupiamo ora punto; ma fe per. la prima volta ne udiiìi-rao una, tafteggiata da qualche buon maeftro, F-ammireremmo ancor noi al pari di quelli. Diifi, che il faper fabbricare di quefti Organi era meftiere allora affatto ignoto in Occidente. Accadde, Fianco™*'' c^e torr|3ndo alla Corte Imperiai^, Baldrico Duca del Friuli (a) per Egmhardi informar 1’ Imperadore delle diligenze da sè praticate , per rifa-F^ancor5 Per ^ato * Bulgari, menò feco un Prete Veneziano , per no-Fuidenfès, nie Giorgio , il quale ii eiìbì pronto a lavorar di quefti Organi. Ac-cettata ben volentieri una tal proporzióne l’Imperadore il maitdò ad Aquisgrana , con ordine di fomminiftrargli tutto il bifognevole. L’ opera fu compiuta, e perciò eflèndofi in quelle parti introdotta queft’ Arte, che s’andò poi fempre più dilatando , non ci fu più bifogno da lìinnanzi di ricorrere alla Grecia, per arricchir d’Organi i facri Templi. Ebbe ilfuddettb Giorgio Prete in ricompenfa una Badia in Francia. Siccome fu detto difopra, era divenuto Duca , olia Principe di Benevento Sicone. Radelchi, ovogliam dire Radelgifo, che tanto avea cooperato alla di lui efaltàzione , per qualche tempo fu uno de’fuoi 'favoriti. Nulla d’importante, per mus Salti- quanto fcrive l’ Anonimo Salernitano (¿) , fi faceva in quella Cor-nitan. Pa- te fenza il parere d’eifo Radelgifo . Ma ritrovandoli egli al fuo raiipomen. ^ gOVemo di Gonza, evenutogli all’orecchio, che Sicone lènza par-ito-.haiic. tecipazione fua avea prefa non so qual rifoluzione, fe 1’ ebbe amale, egli fcappò detto: Poco fa io ho tolto di me^o il Falcone ( cioè Grìmoaldo Storefai% Duca, da lui uccifo ) , mi re fi a anche la Volpe ( cioè Sicone). Non cadde in terra quefto motto, e fu rapportato ben tofto al Principe Sicone , che con grande amarezza l’afcoltò, e cominciò a penfar le vie di fortificarli con delle parentele contro a i difegni di Radelgifo. Per quefto maritò tre fue Figliuole con tre de più nobili e potenti Beneventani. Allora fu , che Radelgifo, il quale dianzi fi teneva in pugno le nozze d’una di quelle Principefle con un fuo Figliuolo , non fola-mente conobbe perduta per lui quefta fortuna, ma eziandio fi avvide