Anno DCXXXV. 75 to Re de gli Sciavi. Ma non avea Samone tal poffeiTo fopra de’ Tuoi iudditi , tuttavia Pagani , da potergli atlrignere a reilituire il maltolto ; e però con buone parole pregò 1’Ambafciatore di fare in maniera , che il Re Dagoberto non rompeffe per quello accidente l’a-micizia con gli Schiavoni. Che amicizia ? rifpofe allora Sicario . I Crifliani fervi di Dio non è pofjibile , che abbiano amicizia con de i cani . Allora Samone affai informato della vita poco Criffiana del Re Dagoberto, e de i fuoi fudditi, replicò : Se voi fiete fervi di Dio , ancor noi fiam cani di Dio ; e però commettendo voi tante anioni contra di Dio abbiamo licenza da lui di morficarvi. Portate quefte parole al Re Dagoberto , dichiarò la guerra a gli Sciavi . Crodo-berto Duca de gli Alamanni gli affali dal fuo canto -, altrettanto fecero i Longobardi dalla parte della Carniola e Carintia , e riufcì ad entrambi gli Eferciti di dare una rotta a gli Sciavi, e di con-dur via una gran copia di prigioni . Ma nel progreffo della Guerra toccò la peggio all’ Armata del Re Dagoberto, nè altro di'più dice Fredegario , che fuccedeffe dalla parte de’ Longobardi. Probabilmente allora avvenne ciò , che abbiamo da Paolo Diacono (a). Pi^,u> Narra egli , che Tafone , e Caccone Fratelli, e Duchi amendue del clpC.'40. '4" Friuli (di Tafone io lo credo ben certo, ma con dubbio, fetale ancor foffe Caccone ) fecero guerra a gli Schiavoni , e s impadronirono della Città di Cilley, che fu una volta Colonia de’ Romani , ed oggidì è parte del Ducato della Stiria, con arrivar fino ad un Luogo appellato Medaria , di cui forfè non reità più il nome. Perciò fecondo 1’ attellato dello Storico fuddetto, gli Schiavoni di quella contrada cominciarono a pagare , e pagarono dipoi tributo a i Duchi del Friuli fino a i tempi del Duca Ratchis . Nel medefimo . Anno pretende il medefimo Fredegario (¿), che accadeffe la mor- a,. c/Yf.’ te di Tafone Duca, narrata parimente da Paolo Diacono con qualche diverfità di circoilanze . Da che Arioaldo , iìccome già avvfer-timmo , fall fui Trono de’ Longobardi, egli ebbe per contradditore il fuddetto Duca del Friuli Tafone. Riefce a me verifimile, che Arioaldo non ricorreffe all’armi, per mettere in dovere Tafone , che gli fu fempre difuhbidiente, e ribello, perchè quelli dovea ilar bene in grazia de i Re Franchi, e forfè in Lega con loro ; nè tornava il coat ■> ad Arioaldo di rmggiormente stuzzicare il vefpaio . Ma volendo egli pure liberarli da quello interno nemico, ricorfe ad una furberia. Pagavano in qua’tempi, per attellato d’effo Fredeg iri-o, gli Efarchi di Riven n trecento libre d’ oro annualmente ai Re de” Longobardi, per aver la pace da lui. Oca il Re Arioaldo fegreta^ mente