Anno DCCLXXIV. Regnanti . Però reità evidente , che fino a quelli tempi fi foiten-ne Verona. Ma al vedere disperati gli affari, Adelgiio le ne fuggì al mare col fuo meglio , ed imbarcatoi! a Porto Pifano, come lanciò icritto Paolo Diacono (a) , pafsò a Coflantinopoli ad implora- (a) PjuIuj re l’aiuto di quegli Auguiti, che gli diedero bensì un buon pafco- lo di parole , ma non mai grandi forze per rimetterlo fui Soglio.««/: Con che Carlo Magno non avendo più contrailo, felicemente divenne Re d’Italia, e conquiftò a riferva del Ducato di Benevento tutte l’altre Città e Terre di quello Regno . Diedeegli per confeguen-te principio ad un’Epoca nuova. Penfa il Padre Pagi, aver egli ufate due Epoche diverfe del Regno Longobardico -, 1’ una cominciata nel Mefe d’Aprile, e l'altra dopo la pr e fa di Pavia; e chVgli prima ancora d’effo conquifto vernile riconofciuto per Re de’Lon-gobardi. Nel Moniltero di San Zenone di Verona una Carta ieritta Regnante Domno nojlro Carolo Rex exccllentijjìmo Rege in Italia Anno feptimo Menjìs Magiì per Indizione Tenia, cioè 1’Anno 780. quando nulla vi manchi, indica la prima Epoca, veriiìmilmente principiata , dappoiché fu divenuto padrone di Verona. Ma le notizie , che ordinariamente fi ricavano dalle Carte Italiane , portano un’Epoca, il cui principio cadde ne’gli ultimi giorni di Maggio o più tolto ne’primi di Giugno dell’ Anno prefente,( b ) ne’quali ^ ^nt; u; egli trionfante entrò nella fuperata Reggia de’Longobardi. ut. Italie. Tanta facilità e felicità di Carlo Magno in conquiitare il Re- Differì. 1. gno d’Italia, fenza battaglia alcuna, fenza che gli faceiì’e oppofi-zione Città o fortezza veruna , a riferva di Pavia, che tenne fal-doper più di otto Mefi, e di Verona, che men tempo refiilè , potrebbe dar motivo a taluno di maraviglia. Non avvenne così a torla di mano ai Goti. Ma è da por mente, che le forze di Carlo Magno , padrone di tutta la Galiia , e di non poca parte della Germania, tali erano , che i Popoli giudicarono più iano configlio il cedere , che il refiilere. Ma fi aggiunfero a quella potenza alcune ruote fegrete , che agevolarono non poco la rovina del Re Deiìde-rio. Non fi farà torto veruno alla memoria del Pontefice Adriano I. in credere, ch’egli, autore della venuta in Italia del Re de’ Franchi, impiegaffe l’autorità e deitrezza fua in quanti occulti maneggi egli potè, affinchè la Nazione Longobarda ,e maffimamen-te gli antichi abitatori dell’Italia concorreìfero ad accettare un Re . . nuovo fenza contrailo. Ho io inoltre conghietturato altrove (c), ¡¿¡f?“1' che Anfelmo, Abbate dell’infigne Moniilero di Nonantolanel ter - Differut.a7; jàtorio di Modena ? porgeffe non poco influffo alla depreiììone del Re De-