104 Libro I. Capitolo 1. I papi in Avignone. 1305-1376. vita agiata del clero e il fasto della Corte sensuale di Avignone ha contribuito non poco ad indurlo a trasferirsi in Roma. Penetrato della profonda coscienza de’ suoi sublimi doveri, non ostante la sua affabilità e mitezza, si mostrò energico e (inflessibile nelle cose che riguardavano Dio e la Chiesa. Lo animava un rigido sentimento di giustizia; nessuno de’ suoi parenti ebbe da lui preferenze; anzi indusse suo padre a ricusare una pensione del re di Francia. Nella Curia represse a tutto potere gli abusi, che vi s. erano introdotti, sollecitò il puntuale disbrigo degli affari, in ispecie anche cogli sforniti di mezzi e diede egli stesso un esempio di diligenza e di ordine tenendo regolarmente i concistori.1 Anche durante il suo soggiorno in Italia Urbano si occupò di riforme ecclesiastiche: in questo tempo, fra le altre cose, fu dal papa riformata la celebre abbazia di Monte Cassino.* A Gkkgorio XI (1370-1378), segnalato per dottrina, illibatezza di costumi, pietà, modestia e avvedutezza,’ toccò di scontare la debolezza del suo antecessore, che così presto aveva abbandonato Roma. Sotto il suo pontificato lo spirito nazionale degli Italiani insorse contro il papato divenuto francese. Il grande errore di affidare quasi esclusivamente il governo dello Stato della Chiesa a Provenzali, stranieri che non conoscevano nè il paese nè la gente, fu ora vendicato in modo terribile. Ne seguì un'agitazione nazionale, quale l’Italia non aveva mai vista: l’antagonismo fra Italiani e Francesi scoppiò nel modo più acuto. A capo dell’opposizione «contro i cattivi pastori della Chiesa» stava Firenze, la repubblica un tempo la più fida alleata della Santa Sede, dal luglio 1375 confederata con Bernabò Visconti, antico avversario della Sede Apostolica. * Spiegando una bandiera rossa, sulla quale spiccava a lettere d’oro la parola « libertà », i Fiorentini chiamarono alla riscossa tutti quelli che erano malcontenti del governo dei legati pontifìci. Senza dubbio fu in parte colpa dei luogotenenti dello Stato ecclesiastico, per lo più francesi, se tale appello cadde su animi molto suscettibili. Persino la più » Son W All 1S. * BALUH 1. asiKH». !.. To*n. storia delia badia di »onte Cottimo (Napoli 1S43) IH. 54-411. IVr rispetto al iwpi. «-orno llrimlrtlo XII e Irtwiio V. » w>vero Kgidlo da Viterbo poi«' più tardi serlrere : • « SI urtili et Ronianarom cecUvtlaniin mina» tnaptelaa, bor rlllll tm|n» noci™ illirrt«, ai more-« .-aneti tntem«pie iMKtllfVnim dletu appallandola existinurtil» ». flirt. rij/imli »mromlor. Cod. C. 8. I», t. 201 della 11101 tot. Angelica di Kotua. » tJfr. Novali I. 143 t- Mkot Baa. Mtaor di notiate piò pwl«» sulle tre granili Un che dotninaraoo fìnttorlo XI: riforma della Chlena. rMabtli-m eu lo della paoe in Ocx-lilente per rumbatfere gli Iti fi-lei! « lilialmente ripri-»! Inni Ioni" della Kanta Se» le In II orna Rulla brnrtVenaa ilei papa redi CriH-u*. ri dormmmlt imddilt de l'orpkmmotn>pl)t*m dm pmpr Or*- UOirr XI à Avifnom, Al* 1804. * SuU'lngerenia di Deraabft Visconti nelle rom» ecrtealastiebe r. (• »-Usti: S4 *.