?30 Libro II. Capitolo 1. Martino V. 14171431. mente servì a lui ed ai nepoti come dimora estiva.1 Soltanto quanti due palazzi possono dirsi fabbriche nuove: lo stato delle cose spingeva più a restauri che a creazioni di libero senso estetico.: Andrebbe però errato chi ammettesse, che al papa colonn< -> abbia fatto difetto il senso per lo splendore della rappresentazione thè anzi Martino V, il quale per sè viveva tanto parsimoniosamente da poter venire accusato di avarizia,’ molto curava di comparire ovunque, ma specialmente nelle azioni di culto, in tutta la magnificenza. * Fin da quando risiedeva a Firenze ordinò un pi-viale sontuosamente ricamato ed una tiara d'oro, della cui bellezza si parlava anche 150 anni più tardi. Nient’altri che Lorenzo Chi-berti eseguì per questa tiara otto graziose figure d’angeli in oro tra foglie dello stesso metallo e pel piviale il prezioso fermaglio, che lo teneva unito sul petto, con Cristo in atto di benedire. Però più che queste commissioni straordinarie furono importanti per lo sviluppo dell'industria artistica le regolari, che il papa ripeteva a determinate occasioni. Sono del numero I cappelli e le «pad« d’onore, che al Natale di ogni anno venivano benìedette e mandati ad alti personaggi: inoltre gli anelli, che si davano ai cardinali eletti di fresco: finalmente le rose d’oro ornate di pietre prezio*« che venivano benedette primn della Pasqua di ogni anno, netla domenica Lattare, la quale ne trasse il nome di domenica delle rose, e poi donate come alta distinzione a principi, uomini eminenti, nobili dame, chiese e città. Un altro campo dell’arte industriale fu favorito mediante la commissione dei molti vessilli riccamente ricamati, che venivano decorati colle armi della Chiesa e del papa, spesso anche con figure di Santi, e per lo più si davano a gonfalonieri e capitani della Chiesa. E insieme ricevettero importanti commissioni i ricamatori per la decorazione di mitre e dalmatiche. Per queste ed altre ordinazioni Martino V. il quak addimostrò un interesse afTatto speciale per i lavori del ricamo artistico e della tessitura, si servì quasi esclusivamente di officimi fiorentine: egli vi fu costretto poiché Roma era sì impoverita «• scesa in basso, che non aveva più alcun artista indigeno. L’impul*> > Xlrsr/ I. mi* KiskkI Inc. «-Il K.r. arr*M. lv*rt. Vili. .IH»«, i'tt «V' a IV K.mhh u iii. rapl/ufr 2»: IrrU. Rum. Xt.IV. 177. • Ki*k»u. loc. rii. Hnlln moneta r«il'ISTliiiin«' « IHrala* htonW *r»‘* rt'loiir. rrrU-*.» cfr 20 21 c Vrarn 4. Martin» n«MnrA anrbr «•lifcw»- «li XVIU-tri (v. ltoiu.it 3.M ¿U2i. «IW-xi«- «Inumi pel rotattr» e favori atlrr rotini si oni I». IVvi. W» tuli r rrprtli di », Maria dì Itrrirtn, Konia Hit. W. «n, l *• rmtanrl «S rfr. la mia * twilla «lei 14 nuiacio 1421 lorittuir m-U'A r r b I v I o <11 Stai* a Vi-n«•»in. BoUr ftiuftf.i relativa alta ridici «11 8, 1 K«nw,nh'o a Vrwi* iwrwf» ove tira »«no I Riardimi jmtllieii. » f'OMwiniuii di KImMo d- ufi tlki;ri II. 24». *0 S, Amiuui * XXI*' e. 7. | 3. t'fr Xnlot, WirdrrbrUkmui» 11*. 24 «r 1**1 «m 1112. 510 n * I ita Maritai V in Xlriun>Bi III " Min