MI Il barone Ludovico von Pastor. « Lo storico cattolico, ha lasciato scritto Pastor in un suo diario, non «levi* voler essere un apologeta: è questo un perieolo in cui è facile i ricorrere nei nostri tempi così agitati. Naturalmente uno storico che mira ad una rigorosa oggettività non verrà apprezzato mentre egli vive come l’apologeta storico, l’uomo del momento. Ma più tarili le condizioni saranno invertite. Quello non muore con la sua vita, mentre questo, che è ancora compreso dai fratelli d’idea, per le generazioni future al contrario non è più altro che uno scrittore di libercoli. Lo storico «leve assolutamente tenersi lungi da ogni passione politica. Un’opera storica cattolica deve assomigliare a quelle solenni cattedrali romaniche, che respingono tutte le affettazioni e tutte le leziosaggini, e che nella loro grandezza e perfezione non abbisognano di alcun velo ». E le prime lance spezzate dal futuro storico dei papi ebbero un carattere battagliero, non però nella forma apologetica, da lui sopra riprovata, ma in quella rigorosamente scientifica della critica. Va premesso che il Kulturkampj, nel campo intellettuale, come già in quello politico, aveva per mòta di involgere nell’oblio tutto quello che la scienza cattolica potesse produrre di pregevole. Noi in Italia abbiam veduto fare altrettanto per insinuazione della scimmiottante massoneria. In seguito a ciò, come fra noi, così là, gli scienziati cattolici eran costretti o a restare nell’oscurità o aprirsi il varco sacrificando le proprie idee. Uno di questi, Giorgio Waitz, seguì per un tempo questa via, e in una nuova edizione da lui curata delle QuéUenlcunde der deu-tschen Qwhichte di Dahlmann, cercò escludere dalla propria consorteria gli storici cattolici. Contro tale partigianeria insorse fiero il Past or con un suo articolo pubblicato nel Der Katholik, dal titolo Giorgio, Waitz monopolista prussiano della storia. Il giovane, ancora ventunenne dimostrò con una vasta cultura letteraria come il Waitz, non tenendo conto degli errori scientifici, nella terza e quarta edizione •li detta opera sotto l’influsso del Kutturlcampf abbia taciuto o rimpiccolito opere magistrali cattoliche e scritti di autori cattolici, e come quest’opera tanto consultata sia stata penetrata dello spirito «lei creatori della storia protestante prussiana, cosicché le opere di KIopp, di Weiss, di Hefele, di Gfròrer, «li Janssen, di Hergenrother, «li Philipp» e di tanti altri, non vi avessero trovato posto o fossero state indicate a piccoli caratteri come poco utili per la consultazione. «È proprio vero, scrive il Pastor, che la celebre frase di De Maistre, che «la 300 anni la storia non è altro che una grande congiura contro la verità, trova il suo pieno avveramento nel nuovo andazzo di scriverla storia in Germania, dopo che anche ivi ha preceduto un periodo, nel quale anche i protestanti giudicano con la più grande sfacciataggine la < 'hiesa, la sua azione e i suoi ministri ». E così Pastor proseguì nel menzionato periodico a mettere in luce, con somma franchezza e con capacità non comune, l’opera storico-letteraria «Iella Germania protestante. Allo stesso tempo scrisse recensioni ili opere di dotti cattolici quali Janssen, Carlo de Smedt, Alberdingk