1Ì4 Libro L Capitolo 2. Lo scisma e le agitazioni degli eretici. 1378-1406. 1 torbidi d’allora erano senza dubbio tempi assai poco propizii alle muse; eppure fu appunto allora che penetrò nella Curia l’o-gnora più fiorente umanismo. Non più alla spicciolata, come nell’epoca avignonese, ma in numero maggiore e sempre crescenti dal principio del secolo XV gli umanisti si trovano al servizio dei papa e fra questi persino taluni, la cui ammissione proietta un; luce sinistra sulle condizioni d’allora. L’esempio più sorprendente sotto questo rapporto è l’ingresso nel novero degli scrittori apostolici — probabilmente avvenuto ancora sotto il pontificato di Bonifacio IX — del Poggio, che noi abbiamo qualificato già a sufficienza. Poggio ha occupato questa assai lucrosa carica di scrittore sotto otto papi e di quando in quando ha esercitato ancora altri uffici. Egli in tutto ha lavorato nella Curia per un mezzo secolo (fino al 1453), benché con parecchie interruzioni, ma un cuore per la Chiesa o per uno dei papi quest’uomo frivolo non l’ha avuto mai. È vero che più tardi scrisse una violentissima invettiva contro il papa del Concilio di Basilea, Felice V, ma si sbaglierebbe chi supponesse che lo zelo per la Chiesa abbia guidato la sua penna. Quanto fosse grande questo suo zelo, ce lo mostra la sua relazion sulla morte di Girolamo di Praga. -’ Ciò che lo indusse all’attacco contro Felice V fu unicamente la circostanza, che Felice minacciava la sorgente del suo sostentamento, la Curia romana; ma di fronte alla vera lotta fra il partito conciliare e papale senza dubbio egli stette del pari indifferente che di fronte all’eresia hussitica. Che un tale uomo abbia potuto mantenersi al servizio del papa si spiega facilmente colla deplorevole confusione prodotta dallo scisma. Fin da quando i dottori parigini, abili a maneggiare la penna, e i dotti di molte altre università s’immischiarono nella contesa ecclesiastica che commoveva, tutto il mondo e più d’una volta se ne arrogarono la decisione, i papi si videro costretti a procurarsi nuovi difensori letterati. Le incessanti trattative per l’unione della Chiesa resero indispensabile che si avessero a mano degli uomini di talento e di coltura. Come tali si presentavano gli umanisti, molti dei quali si adoperavano a tutto potere per conseguire i posti lucrosi nella cancelleria papale. Certo non è qui da scusarsi la mancanza di circospezione mostrata da parecchi papi nel collocare fautori della tendenza non cristiana. Ma, a rettamente giudicare, devesi qui, come in altre cose, tener conto delle condizioni del tempo. Già l’umanismo erasi acquistata una grande importanza politica ed aveva cominciato a prevalere il culto esage- * Voigt, Wtedcrhrlcbung 11J, 7 s. Secondo Voior-Zrppra. (43) In nomina dt