Bologna si sottometto. 121 r*bbe i benefizi esistenti negli stati del duca solamente a coloro, pr: quali il duca stesso gliene chiederebbe la collazione. Mediante quwta condiscendenza fu sostanzialmente cambiata la natura del Ptaefl nel Milanese, i Visconti l’avevano esercitato senza riguardi «ku me un diritto di Stato; sotto lo Sforza almeno si riconobbe di 83ovo il supremo diritto dal papa, nel nome del quale il duca •gira.’ Nel tempo stesso, che cominciò la complicazione milanese, il papa ebbe un grande trionfo essendogli riuscito di sottomettere la potente Bologna pur sempre perseverante nell’opposizione. Niccolò V aveva una speciale propensione per la città, in cui aveva pacato gran parte della sua vita e dove un tempo in critiche circostanze aveva trovato nobili benefattori. La lunga dimora a Bologna inoltre gli aveva procurato non solo l’amore e la stima degli abitanti, ma anche un’esatta cognizione delle cose di là. che non wwìo (la ordinarsi per via violenta. Tutto questo torn * ora molto utile al papa. Subito agli inizi del suo governo la città venne trattata con massimo riguardo e prudenza: al 23 di marzo del 1447 egli le dava già a vescovo un concittadino, il cauonista Giovanni di Battista del Poggio.* Questa nomina suscitò in Bologna tanto giubilo, che gli anziani ordinarono immediatamente un gior-di festa e di riposo generale e la elezione venne celebrata col *uono di tutte le campane e con pubbliche processioni.* Ma più importante fu un altro provvedimento, l’invio stabilito 1*11 aprile ¿'una splendida ambasceria a Roma, che poi condusse le tratta* tfr* di pace colla Santa Sede. Come narrano gli inviati di Fran-**k-o Sforza.4 il papa era tutto per la pace, ma in seguito alle alte !>.’rt«*e dei Bolognesi la conclusione definitiva fu differita fino al agosto 1447. I patti di questa pace furono per la città i più favorevoli a pensarsi, perchè nella sua mitezza e amore della pace N-.ccolò V era andato sino agli estremi limiti del lecito. Di fatto. ** non di nome. Bologna rimase una repubblica: il legato pontificio si divideva l’amministrazione col senato della città e i ma-strati. Fu lasciata libera l’elezione delle autorità urbane: inoltre I* città mantenne la sua propria milizia e il libero impiego delle •oe entrate: in compenso Bologna riconosceva la signoria feudale Pontificia, si obbligava a dare le prestazioni, a cui erano soggetti anche gli altri vassalli del papa e concedeva al legato una parte Sterminata nella provvisione degli uffici pubblici.* * Oiunt »M IDiurno a «ma rimilr funwHw al di «avola * «•*»» i». an*. * BpfTy al Capitolo 41 IMocna «faKpal» la Kiw»n « ito > ('rmmtrm 4i got.—« WO. *t» FU*«M M • or» ttaio iti. a». • HtUTiitt« SSS: iUt nior. t*. 1*5 * (¡riMcni. »*■*« 4. •». *■*»11». 13-13 : L Wtjam. IjriptU Ismtt «•> «. |rr*»rà» tl lui »rrw 3*.