Carattere di Urbano VI. 127 Non può quindi recare stupore se all’innalzamento di un tale uomo si collegarono le più grandi speranze pel bene della Chiesa, alle quali diede espressione Cristoforo da Piacenza scrivendo poco dopo l’elezione di Urbano al suo signore, Lodovico Gonzaga di Mantova : « Io sono sicuro che egli reggerà bene la santa Chiesa di Dio, ed oso dire, che da cento e più anni la Chiesa non ha avuto un simile pastore ; egli infatti non ha parenti, è molto amico (iella regina di Napoli, assai esperto negli affari del mondo e di più è sagace e prudente».1 Se non che Urbano VI aveva un gran difetto, che doveva riuscire sommamente fatale a lui stesso e più ancora alla Chiesa: mancava di mitezza e carità cristiana. Senza riguardi e oltremodo impetuoso per natura, non sapeva tenersi entro i limiti imposti dalla prudenza.2 Se ne videro tosto i cattivi effetti, quando entrò più da vicino nella questione più importante che la Chiesa avesse in quel tempo, la questione della riforma. Lo stato compassionevole, in cui allora erano le cose ecclesiastiche, appare, meglio che altrove, dalle lettere di santa Caterina da Siena. Purtroppo le proposte di miglioramento, che ripetuta-mente essa aveva fatte con una franchezza senza pari, non erano s'.atg messe ad effetto.3 Gregorio XI fu di carattere troppo irre- - »luto per porvi mano energicamente; inoltre diede troppo peso al giudizio dei suoi parenti e dei cardinali francesi che lo circondavano, e, ciò che forse ha influito ancor di più, la guerra con Firenze lo tenne occupatissimo. Chi può giudicare, se egli, vivendo più a lungo, avrebbe posto mano alla riforma del clero? È certo che la questione della riforma era ancora insoluta, quando il nuovo papa giunse al potere. Fa onore ad Urbano VI l’avere cominciata immediatamente dopo la sua elezione l’attuazione della riforma colà, dove a giudizio di tutti i saggi era più che mai necessaria: nelle più alte 1 Ofr. il testo di questa notevole ’lettera, che trovai neU’Archivio Gonzaga in Mantova, nell’App. n. 11. Cristoforo da Piacenza ebbe subito la più favorevole opinione di Urbano VI, come lo mostra il suo * dispaccio del 9 aprile 1378 (v. App. n. 10). Ma dovette ricredersi ben presto e del totto. * Thkodorico ut Xiehkim, testimonio oculare dei fatti sopra descritti e partigiano della legittimità di Urbano, racconta (I, 7) essere stata opinione 'lei cardinali, ebe la repentina esaltazione alla suprema dignità abbia fatto Perdere la testa ad Urbano. Cfr. 1 giudizi di Proissart, Leonardo Aretino, Tommaso da Acerno e Antonino da Firenze, raccolti dal Keumost (II, 1024). anche Vai-ois 415. * Capecelatro 174.