XXIV Il barone Ludovico voli Pwitnr. tività e wmplidtà è »tata giudicata povertà «li idee <> eccepiva venerazioni» ilei papato. Ma in realtà lo storico lascia aUVloquenza dei fatti piò che alla *ua penna il descrivere la vita dei papi, volendo che il lettore «tosso si abitui a pensan» e giudicare da s<». Del n»sto non manca inai la granile idea fondamentale: che se qualche volta fa difetto la sintesi, coinè giustamente notava una recemdone italiana, il libro vi (torta da »è Stesso il ri unii io con la bontà e la larghezza dell’indagine (Arcàirio tirila U. Sncirià iti Storia l’alria di Itoma. XV, 537). Altri, come la llrrur IIintoriqui (XCVIII, p. 120), lamenta che troppo ni occupa del |mi|h>Io tedesco, lasciando quasi trascurata la Kruncia. 4'hi avrà letto i volumi di Gregorio XIII, di Sisto V e di Clemente Vili avrà dovuto Iteti ricredenti anche in questo perche lo •torta) largamente si occupa della questione francese, alla (piale dedica ben due lunghi capitoli in Clemente Vili, Paolo V ed CrbanoYIIL Non nono mancate critiche tropi« severe anche da parte cattolica. Fra queste, riconto un aspm attacco apparso nella Druitrkr hitrra-tur-.iètuiiij (nuova serie, anno V, 1928) cui Pastor non ha potuto ri»|Mmden< perchè sorpreso dalla morte. Questi attacchi non diminuiscono lo splendore dell'opera: ne son prova due fati i di granile eloquenza. Primo: la traduzione che l'opera ha avuto nelle principali lingue di Kunipa (inglese, francese, spanninola, italiana e ceca) traduzioni, eccettuata l'italiana, che sono state un tciii|M> sos|m»sc, ma ora uuova-mente npre»c; secondo: le m-ensìoni che in tutti i periodici ilei tumido cbhen> i volumi, e fatte sempre da storici di gran valore. Non mancano difetti. Pastor stesso sapeva lionissìmo che noli tutto è giunto a perfeziono, ma ciò non diminuisco la grandezza dell'opera, in quanto tutto ciò che è umano i> imperfetto: del resto egli era grato a ehi faceva « lui delle osservazioni oggettive, e traeva da esse come dal consiglio (li dotti amici argomento (ter aggiunger, o modificare. Cosi, jht valutare degnamente l'open* di Bramante. di Michelangelo e dì ItafTaele, che rappresentano l'apogeo dell'arte ilrll» tiiiiascenza. egli si era valso molto del prezioso consiglio dì Federico Sohneider e ili Giacomo Itun-khardt. E coinè in arte si era sen ito •Il lon>. rtwl nel campo pift delicato e più difficile della teologia ••gli chiese frequentemente consiglio e Iwr rivolere i «noi scritti a teologi - anche non («esilili - il che non fa altn» che attestar* meglio in favore della sua ponderatezza di scienziato e dì cattolico. Sì «» parlato qualche volta di cooperatori del Pastor. Indubbiamente anche Pastor ha avuto bisogno ddl'opera degli altri, «•»«tue anche altri grandi dotti si son v»lsi di mani sussidiarie, ma queste non han tolto ni» possono togliere all'intiera opera come alle singole parti di iw» la propria originalità ohe risale tutta al Pastor. mentre in realtà tutto usciva dalla sua mente e dalla sua penna. B questo grande dotto, conte abbiamo già visto, mentre attendeva alla sua storia contemporaneamente scriveva anche altri lavori non leggeri.