134 fedeli dipendenti della chiesa, contro l’offesa straniera, ma il suo grido di dolore accusava un disagio generale, per effetto dell’arbitrio longobardo. Perciò l’anomalia dello stato attuale poteva esser corretta solo eliminando il regime longobardo con i mezzi politici altrove utilmente impiegati, a Ravenna, in analoghe circostanze. E la sovranità bizantina era ostentatamente ignorata. Anche in Istria era stata abbattuta da armi nemiche, nello stesso modo che a Ravenna, ed era impotente a risorgere. Unico rimedio, come a Ravenna, vent’ anni prima, l’intervento pontificio. Dopo la sconfitta patita, anche il duca Maurizio, sottolineando la propria dignità impeccabilmente bizantina, aderiva con significativo assenso alla missione grádense del presbitero Magno e del tribuno Costanzo per sollecitare 1’ aiuto papale (1). A quale titolo e con quali mezzi ? In virtù di presunti diritti o per iniziativa di nuove campagne militari ? Il programma della diplomazia veneta è piuttosto vago, e non lascia presumere l’esistenza di un piano concreto, quale quello che aveva condotto al riscatto di Ravenna. Nessuno perciò s’aspettava, nè duca nè metropolita, concordi nel valutare il problema istriano, che fosse squadernata una dottrina politica, la quale, senza salvare l’Istria dalla sua disgrazia, minacciava ridurre in servitù la provincia lagunare, trascorsa illesa fra tante vicende avverse. La risposta pontificia dovette destar sorpresa. Essa postulava un principio estremamente pericoloso, non conforme nè alle premesse nè alla realtà attuale : affermava cioè presunti diritti della S. Sede sopra tutti i territori già dipendenti dall’esarcato ravennate (2). Il patto pavese, negoziato e concluso sotto l’egida di papa Stefano II, il factum generale, quod inter Romanos, Francos et Lango- (1) M. G. H., Epist., Ili, 713 ; Documenti cit., I, 49. (2) M. G. H., Epist., Ili, 175 : Documenti cit., I, 52 : quoniam in nostro pacto generali, quod inter Romanos, Francos et Langobardos dignoscitur provenisse, et ipsa vestra Istriarum provincia constai esse confirmata atque annexa simulque et Venetiarum provincia. Ideo confidébat in Deo immutabili sanctitas tua, quia ita fideles beati Petri studuerunt ad serviendum iureiurando beato Petro, apostolorum principi, et eius omnibus vicariis — in scriptis contulerunt promis-sionem, ut, sicut hanc nostram Romanorum provinciam et exarchatum Raven-natium, et ipsam quoque vestram provinciam pari modo ab inimicorum oppressione semper defendere procurent.