Il rongmuo per la psc* in limo«. tiJT rWit Kranceacani si seppero certamente i primi particolari prxs oé «VII* catastrofe del 29 maggio 1453. Alla metà d'agosto del IIU Leonardo arcivescovo di ìlitilene scrisse da Chios al papa ■l si nutt* ragguaglio dell’assedio.1 H cardinale Isidoro riferì cose raccapriccianti sulla crudeltà lei Turchi e la loro ferma idea di devastare l’Italia. II pericolo, «■attuava egli, è incommennurabile. è Decisa ria assolutamente fa>•wm* dei cristiani. La polenta del Sultano sembrava al cardi* mk p;u grande di quella stata mai a disposizione di un conquW •ut r», d'un Cesare o d’un Alessandro. K«*rrr cosa specialmente àpi d'osservazione, diceva Isidoro, che Mohammed dispone di fcfeiti mezzi pecuniarii. la flotta dei Turchi constare già di 230 aro. la loro cavallona di 30000 uomini, potere essi aumentare •finAnito il numero dei addati a piedi. L’irruzione degli infe-W in Italia avverrebbe probabilmente per la Calabria, fors'anche à» Vrnnia. Come riferisce l’inviato seoeae. il Cardinal« era feralmente persuaso, che. se entro sei mesi non si stabilisse la pace fra I» lacerantisi potenze italiane, in 18 mesi II Turco sarebbe In Italia.1 la realtà era fuori di dubbio, che non potei« pensarsi ad una •»^rr questo grande intento. Xicrolò V coavocò in Roma a un