l(iü Libro I. Capitolo 2. Lo scisma o le agitazioni degli eretici. 1378-1406. la smania allora dominante di profetare, quindi in special modo contro le predizioni di Gioacchino e di Cirillo, dai quali Telesforo aveva attinta in gran parte la sua sapienza.1 Il Langenstein segue del tutto l’opinione della celeberrima scuola teologica di Parigi, dove non si tengono in alcun conto le predizioni, ed in ispecie l’abate Gioacchino non gode veruna autorità, chè anzi è ritenuto per un fabbricatore di congetture, il quale secondo l’avvedimento umano ha formato delle previsioni sul futuro ed ha errato in varie questioni dogmatiche. Con zelo speciale il Langenstein combatte l’asserzione di Telesforo, che al clero sarebbero tolte tutte le ricchezze e signorie. A buon diritto fa qui osservare, come sia pericoloso il dare a credere ai laici potenti, già di per sè non favorevoli al clero, che essi abbiano diritto di appropriarsi, sotto parvenza della riforma, i beni ecclesiastici. Assai giustamente egli osserva, che l’abuso dei beni da parte del clero non può essere motivo per spogliamelo : ciò posto, necessariamente si dovrebbe togliere ai laici i loro beni, poiché per lo più fanno della loro ricchezza un uso ancor peggiore. Se poi si venisse allo spogliamento e alla distruzione degli Ordini religiosi, annunziata da Telesforo, allora si avrebbe, anziché una riforma, una totale rovina della Chiesa.2 Il presunto Telesforo non è il solo a comparire sulla scena. La confutazione del Langenstein appunto dimostra chiaramente quanto fosse grande allora il numero degli pseudoprofeti. Un intero capitolo tratta di coloro, che, tolto a pretesto lo scisma ecclesiastico, si presentavano come nunzi del futuro e dal corso degli astri o da congetture secondo certe regole formate da loro stessi, presagivano la vittoria di un papa e la fine della scissura.3 Nell’impugnare Telesforo il Langenstein muove da punti di vista prettamente scientifici. Al contrario propugna acremente le vedute versitaria. Cod. 620, f. 101"-133b; a Francoforte sul Meno: Bibl. civica. Cod. 783, n. 3 della già bibl. dei Domenicani di Francoforte sul M. ; a Darmstadt: B1M. Cod. 792; ad Erfurt: Bibl. Ampi. Q. lJt8, f. 1-25; a J1 o n a co : Bibl. di Stato. Cod lat. 5338, f. 358 ss. e a Vienna: Capitolo Scozzese. Cod. ^0, f. 287 ss. Cfr. i supplementi presso Kneer 93. i Sul profetismo apocalittico di Gioacchino da Fiore ed i suoi effetti posteriori cfr. Eiirle nel Kinchenlexikon di Friburgo VI2, 1477 ss. Un'edizione critica déil’Oraculum angelicum Cyrilli con commentario dello pseudo-Gioaccliino è data da P. Piur nella 4“ parte di Des Cola di Rienzo Briefwechsel (Burdacii, Vom Mittelaltcr zur Reformation II 4, Berlin 1912), 221 ss. - Pez loc. cit. 529-534. La spogliazione del clero era già stata pronunziata dalle sètte del secolo xui e xrv; simili dottrine socialiste insegnò più tardi Giovanni BOlim di Niklashausen (v. IIaupt 5S). Quasi tutte le profezie di quel tempo minacciano il clero ; cfr. per es. la * profezia dell’anno 1396 nel Cod. 269 della Bibl. dì Eichstätt. 3 II sorgere di pseudo-profeti è ricordato dal Langenstein anche nel suo Carmen, ed. Hardt 15. Cfr. inoltre * Li her de considerati otte di Giovanni di Jenzenstf.in (Cod. Vatic. 1122, f. 49. Bibl. Vaticana).