Il rìnaM'iinutilo letterario in Italia e la Chiesa. ¡oco a poco radice anche nell’eterna città, come gli uomini più t.nti, che portarono la porpora nel secolo xv. Albergati, Cesa-rin; e Capranica, favorirono l’umanismo nelle sue migliori ten-ii.-nz«. quale influenza decisiva esercitarono la dimora di Eugenio IV a Firenze e quel concilio tenutovi per l’unione, fmtanto ■-he con Niccolò V salì sul trono di S. Pietro quell’uomo, che pieno di confidenza nella forza della scienza cristiana1 ardì mettersi alla testa del grande movimento intellettuale. Questa condizione di cose introdusse una nuova èra nella storia del papato, nonché in quella della letteratura e dell'arte, un’èra, che raggiunse il ulmine durante i governi di Giulio II e di Leone X. Ancor più che la letteratura, sotto questi papi, fiorì l’arte del rinascimento. Il loro mecenatismo diede l’occasione ai più geniali maestri del '**rolo, a Bramante, a Michelangelo e Raffaello, di sviluppare in 'ramo grado i doni loro naturali e di utilizzarli a servizio della Chiesa. Nell’intiera storia della civiltà si dànno pochi fatti, i quali ’■ostano compararsi alla gloriosa attività allora svolta dalla Santa Sede nel campo estetico. Fu spesso ripetuto che con Niccolò V, il fondatore di questo mecenatismo, la stessa rinascenza salì il trono papale. Chi vuole adottare tale frase, bisogna non dimentichi che questo veramente . nmde pontefice fu un seguace del genuino, cristiano indirizzo del rinascimento. Come il Fiesole, al quale affidò le dipinture della sua 'anta da lavoro tuttora esistente in Vaticano, il fondatore della biblioteca vaticana seppe congiungere armonicamente l’ammira-rione pei tesori dello spirito antico colle esigenze della fede cristiana, abbracciare con venerazione Cicerone ed Agostino, apprezzar* la grandezza e la bellezza dell’antichità pagana senza perciò d. menticare il cristianesimo.1 11 pensiero fondamentale di Niccolò V fu di elevare per sempre (’«ma, la capitale della cristianità, a capitale altresì della lettera-,Jr* classica, • centro delle scienze e delle arti, ma l'attuazione di questo pensiero altrettanto nobile che grande andò congiunta * 'arie difficoltà, a molti e gravi pericoli. L’unica cosa che può rimproverarsi a Niccolò V è che non conobbe a sufficienza a chiuse eli occhi sui pericoli che da parte degli umanisti pagani e rivo--Kfonaril minacciavano gli interessi della Chiesa. In sé la sua ftira fu nobile, grande e degna del papato. L’intrepidezza con cui quest'uomo dal cuore largo si oppose ai pericoli di quell'sndirizzo, inspirano necessariamente spontanea ammirazione* ed appare poi ' Il inu (|. fi i ha eloMamratp ri Ir rato io partMitr 1*411 Ir ««arsa» al iaartal alato »,