114 Libro I. Capitelo 1. I papi in Avignone. 1305 l.'i76. nati contemporanei.1 La rivolta aveva preso così vasta estensione, l’odio contro il dominio della Chiesa pareva tanto confuso col sentimento di indipendenza della patria, che il male sembrava insanabile.* Si aggiunse un orribile avvenimento, che dovette acuire ancor più il malumore contro il papa: l’eccidio di Cesena ordinato dal Cardinale di Ginevra (febbraio 1377). Di questa strage niuno si rallegrò più dei Fiorentini, che questa volta ricorsero non solo ai loro confederati e ai Romani ancora esitanti ad entrare nella lega, ma anche a molti re e principi della cristianità.8 Dipingendo coi più foschi colori le atrocità perpetrate a Cesena, essi cercarono di giustificare la propria condotta e di rendere la causa del pontefice più odiosa di quel che già fosse. In Italia il terrore per la strage di Cesena fu sì grande, che Siena e Pisa si accostarono al papa e Bologna concluse un armistizio con lui. * Ma accanto a questo successo esteriore stavano l’intima avversione, l’orrore che il fatto atroce destò per tutta l’Italia. Quanto si fosse proceduto avanti in questa via, lo dimostra un passo della Cronica di Bologna, secondo la quale il popolo, in vista di quelle atrocità, non voleva più credere al papa e ai cardinali.5 Circa lo stesso tempo il poeta fiorentino Franco Sacchetti compose una canzone contro Gregorio XI, la quale nei termini più violenti inveisce contro il papa come guastamondo.e Gregorio XI, che sotto l’impressione di questi avvenimenti e pel clima, cui non era avvezzo, ebbe a soffrire non poco, sulla fine di maggio abbandonò Roma sempre in fermento e si recò ad Anagni, dove rimase fino a novembre. Nondimeno, anche in mezzo alla crescente confusione e all’esaurimento sempre più conside- * Per es., dairambasclatoiv mantovano Cristoforo di Piacenza ; cfr. la sua •• Lettera del 13 die. 137*1 nell’A r c h i v i o Gonzaga in Mantova, loe. eit. 3 Sugli sforzi anteriori al ritorno ilei papa per sottomettere i sudditi ri-Ih'111 dello Stalo pontificio efr. .T. P. Kirsch ln Köm Quartaltchr. XXI (1007 >. Gesch. 210 ss. 3 Giikrahm V. 2. 105-ioti ; vili, 1, 2SO. 2S3. Una copia della lettera al Ko-maul colla risposta di questi ultimi in «lata 17 aprile 1377 fu da me veduta nell'A rchl vio Gonzaga di Mantova. — L'eccidio di Cesena è descritto con o più o meno esattezza e condannato severamente da tutti gli storici contemporanei (efr. Vaxois. La Frano- I, 81). Anche l’arcivescovo di Praga. Giovanni di Je.vzbxstkin. nel suo * Liber de considerai ione, adopera le pifl forti espressioni contro il «mostruoso delitto» commesso in Cesena dal cardinale «fi Ginevra : « Sed quod lioiTendum est auditu et lamentabile dlctu unlvcrsos civitatis huius habitatores et incolas feritate sua crudeli ter itite- remit». Cod. Vatic. 1222, f. 45b (Biblioteca Vaticana). » Mi hot in li ibi. de l'Krolc den Charte* (1898) L1X, 26S. 8 Cronica di lìoUtgna 510. • Gasi-Akt II, 78.