S. Caterina da Siena. Lamentele dei contemporanei. che ella spandeva forza e luce e che neuno essa può privare di t'i>rza e di luce, e io vidi che il frutto di lei non isminuisce mai, uà cresce di continuo».1 Il dolore e l’angoscia della Santa non erano tuttavia meno grandi. « D’ogni tempo è tempo», scriveva ad una monaca, «ma tu non vedesti mai, nè tu nè veruno, altro tempo di maggiore li.'cessità. Sentiti, figliuola mia, con dolore e amaritudine, della t nebra che è venuta nella santa Chiesa. L’aiuto umano pare che venga meno: conviene a te e agii altri servi e serve di Dio invocare l’aiuto suo. Non è adunque a dormire, ma da sconfiggerli (i nemici) colla vigilia, lagrime, sudori, e con dolorosi e annoisi desiderii, con umile e continua orazione».2 Ma Caterina non si tenne paga di pregare pel papa. Andati a ;ioto i suoi sforzi diretti a soffocare in germe il tremendo scandalo dello scisma, si adoperò a tutto potere per procurare il trionfo 1 diritto e della causa del romano pontefice. Per ogni dove scrisse > ttere ora di preghiera, ora di esortazione, or di minaccia, al papa, ii cardinali e ai principi più ragguardevoli. Devesi in parte alla Mia influenza, se Urbano VI potè sostenersi in Italia e se qui fu nto l’antipapato francese.8 Tuttavia non fu concesso alla Santa 1 r.U’Ecni.vTRoCo.NRADi 242-24.'!. Anche l'arcivescovo di Praga, Giovanni .1 i:\zknhtkin. nel suo * Liber tic considerai ione. diretto a Urbano VI. rileva -uà ferma fede neUIndefettibilità,