220 altri e non pochi, pronti a impugnare le armi, a scendere in piazza, passare all’azione, per mutare violentemente il regime, nelle persone però piuttosto che nelle cose. La rivolta, scatenata di sorpresa, portò infatti alla detronizzazione del vecchio duca e alla nomina di chi era stato il maggior artefice di quella, il tribuno Caroso (1). Perchè ? Le cause contingenti, come quelle più lontane, restano sconosciute : sarebbe però soverchio semplicismo ridurre l’episodio a un miserabile fatto personale. Esso assunse ampio sviluppo, interessò una sfera piuttosto vasta di uomini politici, e produsse divisioni abbastanza profonde non tanto presto sanate. È inutile azzardare ipotesi. Un ambiente di congiura si era formato intorno alla persona del duca, lo seguì durante tutto il faticoso cammino di governo, e per fatale destino egli ne resterà vittima. In quello i motivi personali coglievano buona occasione per operare ed esplodere, rivelando il disagio, che irrimediabilmente condannava 1’ esistenza della dinastia particiaca e del suo governo. Quelli che prendevano il posto degli espulsi non erano migliori nè diversi dai predecessori. Essi si erano limitati a sostituire le persone di questi con le proprie, senza correggere visibili disarmonie nei metodi di governo. Forse esse sotto il loro imperio erano aggravate da intolleranti violenze. Da questo stato di tensione gli avversari erano sospinti a tramare il ritorno di chi era partecipe e interprete della propria sventura. A congiura si opponeva congiura. I vinti di oggi complottavano segretamente contro i vincitori, nè più nè meno di quanto avevano fatto i dissidenti di ieri. La salute (1) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. Ili : interea quidam Veneticorum, id est Carosus tribunns et Victor nonnullique alii, facta conspiratione, Iohannem ducerti a Venecia pepulerunt, et Carosus hanc usurpavit dignitatem. Nel Chronicon altinate (Cfr. Origo cit., p. 137, 138, 144, 155) questo personaggio è trasformato in un tribuno favoloso e giudice di Padova al tempo di Obelerio e Beato. Le sue gesta sono confuse con la congiura dell’864. Tuttavia anche da quel disordinato racconto qualche riga utile si può ricavare. Nel catalogo episcopale olivolense, sotto il vescovo Domenico Barbaromani Vilinico (Origo cit., p. 136-7) si legge, fuor di luogo, s’intende : inter hec aliquanti inscipientes cum stultitia levaverunl ducem, Regi Karosus masculinus per medium annum in palacium moratus est. ai Dominicus Orcianicus et alii ceteri, qui eum eo venerarti in palacium, evulserunt oculi eius.